STORIA DI VERVÒ nei ricordi del maestro Francesco Gottardi e del prof. Giustino Nicoletti

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Indice Prefazione Parte prima Nicoletti Giustino Angelo, il turista Collegamenti
Parte seconda Francesco Gottardi Capitoli: 1 2 3 4 5 Vervodium

PARTE SECONDA

Prefazione – Gottardi Francesco

Ritengo cosa utile e doverosa ricordare e trasmetter di padre in figlio in iscritto le memorie e le vicende dei nostri antenati, tanto più, quanto memorie e vicende sono motivo di onore per loro e di ammaestramento per noi legittimi eredi del progresso e della civiltà che essi ci hanno tramandato. Mia intenzione sarebbe quella di raccogliere in un volume le frammentarie notizie sparse in vari scritti di valenti e appassionati cultori di Storia Trentina, i quali segnalarono ed illustrarono il cospicuo materiale archeologico rinvenuto in epoche diverse, nell'ambito dell'antico Vervassium "castello" dei Romani " a san Martino di Vervò.

Nella prima parte di questo lavoro mi propongo di esporre come e quando i primi uomini preistorici giunsero e si stabilirono nella stazione neolitica all'aperto sul colle san Martino di Vervò, come vi si siano sviluppati lentamente dall'età del bronzo e del ferro, fino al loro trasferimento al villaggio da loro stessi costruito sulla vicina dorsale e che, con l'avvento della dominazione romana, entrerà nella storia col nome Vervassium.

Nella seconda parte dirò quanto mi fu possibile raccogliere di vero e di ipotetico sull'occupazione militare romana del castelliere di san Martino e trasformato poi, nel "Castrum Vervassium". Dirò della pacifica e fruttuosa convivenza, per 400 anni, della Gens dei Vervasses con i legionari romani che fondarono, quivi, un'importante stazione militare con presidio permanente.

Conscio delle difficoltà di varia natura che dovrò affrontare e superare per svolgere adeguatamente l'argomento propostomi, mi accingo al difficile lavoro, con animo trepido, ma sostenuto dal grande amore che ho sempre nutrito per il mio paese natio, spero di riuscire a fare opera gradita a quanti s'interessano delle origini e della vita dei nostri antichi progenitori. Mi sembrava di mancare a un dovere, lasciando cadere nell'oblio il frutto sudato delle mie ricerche personali e ritengo cosa buona e giusta lasciarne memoria, specialmente dopo che l'Onorata Società Studi Trentini di Scienze Storiche mi ha fatto l'onore di nominarmi socio della medesima. Sono preoccupato di quanto sto per scrivere; chiedo venia degli eventuali errori, delle deduzioni personali e delle ipotesi formulate che risultassero errate, nell'interpretare i fatti e le vicende di popolazioni antiche in periodi tanto remoti e lontani. Comunque se il lettore, giunto a "Fine", trovasse che la messa non vale la tradizionale candela, non mi sentirò offeso per questo; purché mi si riconosca, almeno, la buona intenzione, sarò ugualmente soddisfatto e contento d'aver osato scrivere queste poche pagine riguardanti la storia del mio caro Vervò che nessuno ha mai scritto.

Sarei ben felice, ed è quello che mi auguro che qualche studioso del luogo, forte della stessa mia passione, ma meglio preparato e più competente di me, raccogliesse la piccola face che io ho osato accendere e, ravvivandola di luce nuova e più intensa, riuscisse a diradare meglio ch'io non abbia saputo o potuto fare, le fitte tenebre che ancor avvolgono tanta storia della Gens dei Vervasses.

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