di Comai Piergiorgio
Da una quarantina di anni
circolava il desiderio che fossero fissati in un libro gli aspetti
storici di Vervò, paese che affonda le sue radici nella storia remota,
con reperti e documenti che vanno dal perodo paleolitico ai nostri
giorni. Il professor Giustino Nicoletti di Vervò, che insegnava
Brescia, aveva nostalgia del suo paese e pensava di lasciare qualche
suo ricordo storico su Vervò. Lo zio, maestro Francesco Gottardi, aveva
ricercato molto sulla soria del paese, aveva scritto delle relazioni
suoi suoi scavi fatti in località "Ciastièl" dove si alza un dosso che
copre le strutture murarie dell'importante presidio romano "castrum
Vervassium" che risale al tempo di Cesare Augusto. Basandosi sugli
studi e sui ritrovamenti fatti aveva cercato di ricostruire un
possibile percorso storico degli abitanti di Vervò dalla preistoria ad
oggi lasciando degli appunti scritti.
Si possono trovare notizie
di Vervò in diverse pubblicazioni. La più organica è quella fatta dal
professor Gobbi Domenico "Il romano Vervassium" su incarico del comune
di Vervò. Il libro è documentato, articolato ma forse manca di una
rievocazione affettiva. Per questo motivo mi sono permesso di ordinare
gli appunti dei due insigni studiosi di Vervò e di pubblicarli nel mio
sito.
La parte iniziale è frutto
delle ricerche del professor Giustino che nella sua prefazione esprime
tutto l'affetto che nutriva per il paese natale. Altre a scorci di vita
vissuta del passato trova modo di rivedere e nominare molti toponimi
delle campagne del paese. L'arrivo del turista ANGELO, a cui dedico un
capitolo, è una descrizione visiva, quasi un filmato di presentazione
della val di Non e del paese di Vervò con le sue campagne.
Anche nel secolo
diciannovesimo un certo Gianbattista Pollini, mio antenato, ha voluto
lasciare una descrizione del suo paese in un modo simile a quello che
userà il professor Giustino Nicoletti.
Vervò con gli occhi di uno del 1840
Ad un giovine Amico
Succinta descrizione della mia Patria
Arrivato che sarai alla Rocchetta
battendo la strada alla destra del fiume Noce passerai al Castelletto e
proseguendo arriverai alla locanda Zanini pochi minuti pria di giungere
alla Pongaiola rivo che passando alla sinistra di Tos vedrai bagnare la
valle di Dardine e discendere fra meravigliose rupi dai territori di
Priò e Vervò che diramandosi all’incominciare di quest’ultimo viene ad
avere in mezzo tale villaggio che signoreggia il proprio territorio
come torrione la propria fortezza.
Vervò ricco di
campagna ed abbondanzioso di legnami ti si presenta innanzi quasi
piccola città frammezzo inespugnabile Forte, poiché la profonda valle
di mattina e mezzodì, ed i piccoli monti verso sera e settentrione che
lo circondano sembrano non a caso ma distintamente ordinati da grande e
poderosissimo ingegno per abbellire la Patria, e renderla così distinta
dalle cento dell’amatissima Naunia. –
Confina il suo territorio con i Tedeschi,
Vigo, Toss, Dardine, Priò, Segno, e Taio; è di figura quasi rotonda con
un diametro di circa sei miglia Italiani; contiene in sé molte praterie
fra le quali distinguesi il monte Vervò dilettevolissimo per gli
uccellatori, circondato ed adombro da deliziosissimi cespugli; abbonda
di quasi ogni genere di grani, come, formento – segala – grano turco –
saraceno – orzo – avena ecc … e d’ogni sorta di legumi come fagiuoli,
fave, lente, cecci, e piselli ecc … producendo inoltre fieno da
sostenere i bestiami per vantaggiosamente lavorarlo onde nutrire i 500
e più abitanti non solo, ma per annualmente porli in un vistoso
vantaggio ed avanzo di denari tramandandogli all’estero. –
Quanto a me, avendolo più e più volte
raffigurato in passeggiarlo, devo confessare, che in tutta la sua
estensione sembrami di romanzesca posizione per esservi in esso le
denominazioni geniali a qualunque stravagante intelletto.
I vari e piacevoli piani, i diversi e
deliziosi monticelli, le profonde e deliziosissime rupi, le folte ed
amenissime selve, le straordinarie freschissime perenni [fonti], le
varie numerosissime piante, la diversa qualità, e canto piacevolissimo
d’uccelli, nonché la quantità di quadrupedi per cacciatori sono tutti
oggetti che giocondano l’animo, e che fanno esclamare “ Ah quanto è
grande e maestoso un Dio onnipotente! Ah quanto possono essere
tranquilli gli abitanti di codest’erema Patria!
Le strade di questo territorio sono comode e ben costruite, ciò che anticamente sarebbe creduto impossibile.
Gli abitanti che formano al più 110
famiglie sotto mediocremente costruiti fabbricati sono industriosi ed
economi, di bella corporatura, forti e devoti, come generalmente di
perspicace ingegno da frutta sì che pochissimi nella propria famiglia e
domestiche vicende hanno bisogno de’ più dotti; e sostengono gli averi
e l’Onore a meraviglia.
Sue chiese antichissime sono gli ordinari
pubblici oratori della popolazione una delle quali sebbene annosa può
essere mirata distintamente per la bella simmetria struttura e scultura
degli altari con tutto il rimanente dedicata a S. Martino Vescovo
Nostro Titolare.
Due campanili con quattro campane fanno
bella mostra lontana pel territorio. Molti forestieri scelsero fra
tanti villaggi di qui abitare, ed a mio credere non avranno a lagnarsi,
meno che non vi fossero di quelli che per voler star meglio facessero
come quell’altro …
Il Caldo ed il freddo non sono eccessivi,
servono solo per puro conforto. * Il precedente tenore devesi leggere
avanti- I gelsi e le ecc …*
Due, ma esterminatissimi incendi fecero
ridurre avanti cento anni tutta la villa in un mucchio di cenere, e non
è meraviglia se poi non fu meglio riedificata.
Ora si vede che i miei patrioti si danno premura per quanto possono d’abbellirla
I gelsi, e le viti non han qui radici;
sibbene, per causa dei gelsi parecchi abitanti hanno annuale contento
di numerare sino a due e tre cento fiorini.
Ciò è quanto moralmente potrei asserire
sullo stato presente della mia pregiatissima e carissima Patria … Che
Iddio voglia renderla pingue sempre più … e si degni di benedire gli
abitanti suoi servi e figliuoli. Fiat
Amico?
Ecco quanto do a titolo di sincero Amor Patrio – sebbene debolissimo d’ingegno – aggradiscilo con iscusarmi, e sarò contento
GB Pollini
In appendice ho inserito il progetto iniziale del libro che avrebbe voluto completare.
La
parte della rievocazione storica dal paleolitico ai tempi nostri è
tratta dalla trascrizione degli scritti del maestro Gottardi Francesco.
Nela sua presentazione si sente la sua sodisfazione e orgoglio che
Vervò abbia avuto un ruolo importante nella storia di Roma.
Per completare questo lavoro in appendice
troveranno posto relazioni e documenti basati sul materiale
dell'archivio storico comunale e parrocchiale.
Comai Piergiorgio