STORIA DI VERVÒ nei ricordi del maestro Francesco Gottardi e del prof. Giustino Nicoletti


Indice Prefazione Parte prima Nicoletti Giustino Angelo, il turista Pagina iniziale
Parte seconda Francesco Gottardi Capitoli: 1 2 3 4 5 Vervodium

PREfazione

di Comai Piergiorgio

Da una quarantina di anni circolava il desiderio che fossero fissati in un libro gli aspetti storici di Vervò, paese che affonda le sue radici nella storia remota, con reperti e documenti che vanno dal perodo paleolitico ai nostri giorni. Il professor Giustino Nicoletti di Vervò, che insegnava Brescia, aveva nostalgia del suo paese e pensava di lasciare qualche suo ricordo storico su Vervò. Lo zio, maestro Francesco Gottardi, aveva ricercato molto sulla soria del paese, aveva scritto delle relazioni suoi suoi scavi fatti in località "Ciastièl" dove si alza un dosso che copre le strutture murarie dell'importante presidio romano "castrum Vervassium" che risale al tempo di Cesare Augusto. Basandosi sugli studi e sui ritrovamenti  fatti aveva cercato di ricostruire un possibile percorso storico degli abitanti di Vervò dalla preistoria ad oggi lasciando degli appunti scritti.

Si possono trovare notizie di Vervò in diverse pubblicazioni. La più organica è quella fatta dal professor Gobbi Domenico "Il romano Vervassium" su incarico del comune di Vervò. Il libro è documentato, articolato ma forse manca di una rievocazione affettiva. Per questo motivo mi sono permesso di ordinare gli appunti dei due insigni studiosi di Vervò e di pubblicarli nel mio sito.

La parte iniziale è frutto delle ricerche del professor Giustino che nella sua prefazione esprime tutto l'affetto che nutriva per il paese natale. Altre a scorci di vita vissuta del passato trova modo di rivedere e nominare molti toponimi delle campagne del paese. L'arrivo del turista ANGELO, a cui dedico un capitolo, è una descrizione visiva, quasi un filmato di presentazione della val di Non e del paese di Vervò con le sue campagne.

Anche nel secolo diciannovesimo un certo Gianbattista Pollini, mio antenato, ha voluto lasciare una descrizione del suo paese in un modo simile a quello che userà il professor Giustino Nicoletti.

Vervò con gli occhi di uno del 1840
Ad un giovine Amico
Succinta descrizione della mia Patria

Arrivato che sarai alla Rocchetta battendo la strada alla destra del fiume Noce passerai al Castelletto e proseguendo arriverai alla locanda Zanini pochi minuti pria di giungere alla Pongaiola rivo che passando alla sinistra di Tos vedrai bagnare la valle di Dardine e discendere fra meravigliose rupi dai territori di Priò e Vervò che diramandosi all’incominciare di quest’ultimo viene ad avere in mezzo tale villaggio che signoreggia il proprio territorio come torrione la propria fortezza.

Vervò ricco di campagna ed abbondanzioso di legnami ti si presenta innanzi quasi piccola città frammezzo inespugnabile Forte, poiché la profonda valle di mattina e mezzodì, ed i piccoli monti verso sera e settentrione che lo circondano sembrano non a caso ma distintamente ordinati da grande e poderosissimo ingegno per abbellire la Patria, e renderla così distinta dalle cento dell’amatissima Naunia. –

Confina il suo territorio con i Tedeschi, Vigo, Toss, Dardine, Priò, Segno, e Taio; è di figura quasi rotonda con un diametro di circa sei miglia Italiani; contiene in sé molte praterie fra le quali distinguesi il monte Vervò dilettevolissimo per gli uccellatori, circondato ed adombro da deliziosissimi cespugli; abbonda di quasi ogni genere di grani, come, formento – segala – grano turco – saraceno – orzo – avena ecc … e d’ogni sorta di legumi come fagiuoli, fave, lente, cecci, e piselli ecc … producendo inoltre fieno da sostenere i bestiami per vantaggiosamente lavorarlo onde nutrire i 500 e più abitanti non solo, ma per annualmente porli in un vistoso vantaggio ed avanzo di denari tramandandogli all’estero. –

Quanto a me, avendolo più e più volte raffigurato in passeggiarlo, devo confessare, che in tutta la sua estensione sembrami di romanzesca posizione per esservi in esso le denominazioni geniali a qualunque stravagante intelletto.

I vari e piacevoli piani, i diversi e deliziosi monticelli, le profonde e deliziosissime rupi, le folte ed amenissime selve, le straordinarie freschissime perenni [fonti], le varie numerosissime piante, la diversa qualità, e canto piacevolissimo d’uccelli, nonché la quantità di quadrupedi per cacciatori sono tutti oggetti che giocondano l’animo, e che fanno esclamare “ Ah quanto è grande e maestoso un Dio onnipotente! Ah quanto possono essere tranquilli gli abitanti di codest’erema Patria!

Le strade di questo territorio sono comode e ben costruite, ciò che anticamente sarebbe creduto impossibile.

Gli abitanti che formano al più 110 famiglie sotto mediocremente costruiti fabbricati sono industriosi ed economi, di bella corporatura, forti e devoti, come generalmente di perspicace ingegno da frutta sì che pochissimi nella propria famiglia e domestiche vicende hanno bisogno de’ più dotti; e sostengono gli averi e l’Onore a meraviglia.

Sue chiese antichissime sono gli ordinari pubblici oratori della popolazione una delle quali sebbene annosa può essere mirata distintamente per la bella simmetria struttura e scultura degli altari con tutto il rimanente dedicata a S. Martino Vescovo Nostro Titolare.

Due campanili con quattro campane fanno bella mostra lontana pel territorio. Molti forestieri scelsero fra tanti villaggi di qui abitare, ed a mio credere non avranno a lagnarsi, meno che non vi fossero di quelli che per voler star meglio facessero come quell’altro …

Il Caldo ed il freddo non sono eccessivi, servono solo per puro conforto. * Il precedente tenore devesi leggere avanti- I gelsi e le ecc …*

Due, ma esterminatissimi incendi fecero ridurre avanti cento anni tutta la villa in un mucchio di cenere, e non è meraviglia se poi non fu meglio riedificata.

Ora si vede che i miei patrioti si danno premura per quanto possono d’abbellirla

I gelsi, e le viti non han qui radici; sibbene, per causa dei gelsi parecchi abitanti hanno annuale contento di numerare sino a due e tre cento fiorini.

Ciò è quanto moralmente potrei asserire sullo stato presente della mia pregiatissima e carissima Patria … Che Iddio voglia renderla pingue sempre più … e si degni di benedire gli abitanti suoi servi e figliuoli. Fiat

Amico?

Ecco quanto do a titolo di sincero Amor Patrio – sebbene debolissimo d’ingegno – aggradiscilo con iscusarmi, e sarò contento

GB Pollini

In appendice ho inserito il progetto iniziale del libro che avrebbe voluto completare.

La parte della rievocazione storica dal paleolitico ai tempi nostri è tratta dalla trascrizione degli scritti del maestro Gottardi Francesco. Nela sua presentazione si sente la sua sodisfazione e orgoglio che Vervò abbia avuto un ruolo importante nella storia di Roma.

Per completare questo lavoro in appendice troveranno posto relazioni e documenti basati sul materiale dell'archivio storico comunale e parrocchiale.  

Comai Piergiorgio

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