di Comai Piergiorgio


A cavallo del XIX e XX secolo la comunità di Vervò decise e realizzò opere importanti per modificare e migliorare i servizi di un mondo che cambiava anche nei paesi di periferia.

Vervò 1922

Con grande impegno collettivo fu ampliata la chiesa di Santa Maria.

L’altra importante opera fu la costruzione dell’acquedotto per dare con continuità acqua potabile in paese e, secondariamente, irrigua per le campagne. Collegata a questa realizzazione, fu la costruzione della segheria comunale (rassica) e mulino, e un sistema di canali di irrigazione per la campagna.

Furono fatti interventi importanti per la viabilità comunale. Non meno importante fu l’apprestamento della malga al Prati del Monte di cui ho pubblicato la storia.

Sempre in questo periodo fu fondata la Famiglia Cooperativa e la Cassa Rurale, istituito e rinnovato il corpo dei pompieri. Poi furono prese importanti decisioni per interventi minori di manutenzione e riguardanti pure situazioni della valle o della provincia.



Chiesa Santa Maria – Vervò

La chiesa di Santa Maria di Vervò, dopo un primo ingrandimento, fu adibita a chiesa parrocchiale dal 1636, mantenendo la denominazione di parrocchia di San Martino (dall’antica chiesa di San Martino che sorge sul promontorio roccioso a est del paese.

Nel corso del XVIII secolo le è stato affiancato un nuovo campanile con adattamenti vari. I lavori di manutenzione si sono protratti nel tempo. Risultava piuttosto angusta e prende corpo nella popolazione la necessità di allungarla dalla parte del presbiterio.

Nel 1854 è pronto il preventivo che prevede una spesa di 5130 fiorini di cui 1799 per materiali forniti in natura dal comune e gli altri in denaro (3331). La piccola sacrestia sul lato Nord lascerà posto a una cappella laterale. L’allungamento prevede un nuovo ampio presbiterio. Per rendere possibile l’operazione è necessario acquistare l'orto Nicoletti confinante sul lato Est. Il progetto di allungamento è redatto dal geometra Brugnara di Cles per fiorini 55: 54.

Chiesa s: MariaNon è facile reperire i fondi necessari e intanto si provvede a tenerla più distante dalle case circostanti per renderla meno oscura. Allo scopo il comune di acquistare l’orto Nicoletti in previsione dell’allungamento e, nel 1872. di comperare la casa del Beneficio Bertolini, il suo orto e prato per fiorini 630 da pagarsi in 10 anni. Il 10 aprile 1882 il comune conclude la compera della casa beneficiale Bertolini per arieggiare la chiesa (le rendite non coprivano le spese del legato).

In previsione del restauro, nel 1882 vengono ordinate le finestre a Innsbruck e si conclude l’acquisto dell'orto dei Perinoti in cambio dell'orto sotto la strada verso Fanzim, già casa beneficiale Bertolini. Inoltre il comune compera e abbatte due case a sud ovest.

Il costo dell'opera sarà affrontato con taglio di legname, opere gratuite, lavoro festivo, contributi e offerte varie per un importo fra 5000 e 6000 fiorini. Nel 1883 si affida ai falegnami Giacomo Strozzega e Francesco Branz la costruzione dei banchi della chiesa di Santa Maria su disegno dei banchi della chiesa di Torra.

L’anno seguente si da avvio a lavori di preparazione all’allungamento della chiesa.Tuffi santinidella

I sassi per la chiesa e per altri muri sono stati cavati a San Martino e i tufi calcarei leggeri per la volta sono stati presi “zo ai Santini”, portati fino alla campagna “zo a le Sort” con passamano lungo la “Varsela granda” e trasportati presso la chiesa.

Nel 1855 si appaltano i lavori per l'ampliamento della chiesa al Kerzi di Tuenno da completare con volta a rete e che sia ritoccato anche l'avvolto vecchio della chiesa. Secondo progetto la vecchia sagrestia è tramutata in cappella (la sacrestia era sul lato Nord ed era separata dalle case da un passaggio carrabile) e la nuova è adiacente al presbiterio sul lato Sud.

Nell’anno 1886 viene riconsacrata e il curato Tamè dimostra la sua soddisfazione per il restauro della sua chiesa offrendo al Comune offre 50 fiorini e impegnandosi a pagarne altri 10 annui per 10 anni.

Servono dei lavori di adattamento. Da subito si sistema la strada dietro l’abside per rendere comoda la via per il transito di quelli che abitano ai Mariniei, sulla via che conduce a Sfruz (via Cheta).

Vengono posti due “cornicli” - cunicoli di drenaggio - ai lati della chiesa che portino verso il lago alla casa dei Pitari; essi vengono coperti con “cuertine” scavate a Passou. Attorno alla chiesa, inoltre, è posato un ampio selciato.

Nel 1891 l’imperatore Francesco Giuseppe partecipa ai lavori di restauro del campanile con 600 fiorini arrivati tramite Cassa Rurale. Per finire nel 1892 è acquistata per 600 fiorini la casa accanto alla chiesa numero 28 di Recla Dorotea vedova di Endrizzi Giuseppe Michele A dicembre dello stesso anno detta casa è demolita per ingrandire piazza chiesa che ora appare abbastanza ampia.


Acquedotto di Valciarboi

La difficoltà di avere a disposizione acqua per le necessità della popolazione era un problema di lunga data.

In varie case o altri luoghi erano presenti dei pozzi per attingere acqua con disponibilità molto variabile. Le iniziative per reperire nuove sorgenti si susseguono per tutto l’ottocento.

La comunità si adopera per avere la possibilità di avere acqua disponibile nelle varie zone del paese. Non era facile reperirla a monte nella bacino del rio Ponti e del Ri de le Cianal e ovunque dove ci sono indizi di una sorgente sfruttabile.

Nel 1761 è ricordata una fontana di pietre in località “Poz”, (attuale zona all’edificio polifunzionale), alimentata da una falda a monte.

Nel 1835 era presente di una fontana in località Aurì, lungo via Cheta. Una persona era incaricata a tenere pulite e funzionanti queste due fontane.

Nel 1861 un tagliapietra sistema la fontana del Poz. Alla “stuata”, a monte di via Cheta, si sfrutta una vena d’acqua che veniva portata in piazza con varie tubature in legno traforato e anche in pietra (1867/1868).

In documenti del 1868 leggo questa descrizione di opere per potenziare l'acquedotto. “La sorgente del bus del Tas si inserisce al Rivo (Ri da le cianal) in una vasca percorrendo la fonte superiore in linea retta per 34 pertiche e la inferiore di 16 pertiche. I tubi dal Rivo vanno sottoterra per una linea di 88 pertiche dove viene posta la seconda vasca per unire quella della fonte al Laç (nel bosco alla sinistra del Rivo) con una lunghezza di 14 pertiche. L'acqua percorre la valletta per 92 pertiche fin allo stabile di Antonio Marinelli. Una terza vasca raccoglie le acque del Bos-cat (via del Campo sportivo. Da questo punto i tubi sempre sepolti due piedi sotto terra percorrono il prato dell'Antonio Marinel per 90 pertiche proseguendo nel prato pendivo di Battista Chini. Ora viene unita all'acqua della canaletta da dove si partono i tubi in legno che conducono l'acqua dal serbatoio attuale alla fontana in piazza”.

Nel 1872 Si fa la “colomela” (colonna) di larice alla fontana di piazza rinforzandola con 2 ghiere.

Serve anche un pozzo usufruibile da tutti verso Nord e nel 1874 al Portegiaz (ai Portegiazzi) è stato costruito un pozzo pubblico al quale tutti devono potersi approvvigionare di acqua. Nel 1876 anche la fontana al Ciasal ha la sua “colomella” (colonna in legno) preparata dal falegname Branz Francesco.

L’acqua per lunghi periodi è scarsa. Si nota la possibilità di convogliare l’acqua del Rio e di sorgenti in località Aurì. Nel 1879, il comune acquista del terreno dal Simoni per mettere il recipiente e passaggio delle canalette.

Presa ValciarboiNel 1881 l’abate Richard individua in Val Ciarboi alle falde del Corno una notevole presenza di acqua che potrebbe far funzionare una rassica in modo migliore di quella lungo il rio Pongaiola. Gli esperti incaricati valutano se l’acqua della sorgente sia sufficiente per la sega verticale (rassica) e danno la loro risposta affermativa il 2 dicembre 1883. Non tutti sono convinti e, per cautelarsi, propongono di dare trecento fiorini alla ditta che si offre di eseguire i lavori e gli altri 100 o più nel caso che la rassica funzionasse veramente (24 tagli al giorno).

Da tempo era presente una sorgiva a Verginaz e nel 1884 il consiglio comunale delibera di condurre in paese quell'acqua posando i tubi necessari; decide anche di fare ricerche d'acqua al "Rì delle Cianal".

Alla Setta ci sono alcuni rivi e polle (fontana del Zes-ç). Per migliorare la situazione del rifornimento di acqua per il paese, nel 1886, si delibera di portare l'acqua della Setta al Plan Grant, poi nel bosco perché ne sia imbevuto e di converso alimenti le sorgenti a valle. I fratelli Gottardi concedono al Comune di Vervò in perpetuo per 20 fiorini una sola volta il permesso di passaggio dell’acqua lungo la “strada dei tre ridi” in perpetuo, il primo comunale, il secondo e il terzo del prato Gottardi. All’imboccatura del terzo rido il comune potrà alzarsi nel prato quel tanto che basta per dare scadenza sufficiente ed il passo dell’acqua sarà sul lato interno con regolare acquedotto,

Dopo i vari lavori e ricerche nella primavera del 1888 c’è un surplus d’acqua alla "Stuata" e al Rido. Sembianti chiede di poter prendere l'acqua al Rido, per portarla fino al Casal passando per il paese. Permetterebbe che lungo il percorso fosse usata per abbeverare il bestiame e per lavare purché non venga mai deviata. Qualcuno invece propone di condurre il sopravanzo dell’acqua della “Stuata” fino ai Berti per costruirvi una fontana o portarla alle altre fontane in paese. Incominciano i lavori per utilizzare l’acqua di Verghenaz che servirà per alimentare una nuova fontana da porre al "Lac", sotto la chiesa di santa Maria.

Nel 1895, pensando all’acqua di Verginaz, i residenti sopra la chiesa di Santa Maria chiedono che venga indirizzata verso il Cornel, e chiedono di realizzare una fontana a loro spese per quanto riguarda il lavoro.

A disposizione delle persone era già utilizzata la fontana al Ciasal, c’era pure il pozzo ai Mariniei (Portegiazzi) e c’era la fontana di piazza. Con la fontana al “Cornel” il servizio sarebbe completo.

Il maestro muratore Giacomo Strozzega, su incarico del Comune, disegna e preventiva i costi di una vasca al vecchio "Lago" che dovrebbe servire per deposito di acqua per le varie fontane a Valle e contro gli incendi (in quel periodo si stava formando il corpo dei pompieri). Il 9 gennaio 1896 il progetto viene presentato in Comune. La vasca sarà situata nella piazzetta della chiesa di Santa Maria allo scopo di servire il paese e come deposito d’acqua nel caso che il paese di Vervò difettasse di acqua e per attingervi in caso di incendio. Il serbatoio potrà essere riempito con l’acquedotto che alimenta la fontana in piazza. In archivio c’è la pianta particolareggiata. Il progetto della vasca al “Lago” è momentaneamente accantonato.

Invece nel 1898 l'acqua di Verginaz è giunta fra i due orti Strozzega e Zadra e si può a costruire la fontana richiesta. La fontana viene posta al “Mandel” dopo averne acquistato l’area necessaria a lato della strada (1899).


Vervò ha il suo acquedotto

(da documenti nel fascicolo 1910 dell'archivio)

A questo punto prende l’avvio la grande opera di un acquedotto pianta 1902. che risolva i problemi di sorgenti sparse, pozzi, ricerche di nuove sorgenti per le necessità di acqua potabile in paese e possa promuovere anche altre attività ed uno sfruttamento irriguo abbastanza esteso. Le sorgenti principali sono quelle dei “Valciarboi” e Malga Alta – Strenta.

L’opera, fu promossa dal capo-comune Pietro Zenner, che ne diresse anche i lavori, costò oltre 150 mila corone. La conduttura attraversa la valle del Rio Pongaiola con tubi Mannesmann con un sifone che termina nel serbatoio dei “Larseti” a monte dell’abitato.

Già nell’anno 1900 viene appaltato il lavoro di scavo in roccia in galleria per raggiungere la sorgente nella roccia. Serve preparare il percorso dove passano le condutture del sifone con lavori in roccia. Il posto da usare come magazzino per la dinamite si individua il Covel (ént al Cóel). Intanto si comperano i tubi e altro materiale in ferro.

Nel 1904 si organizzano i trasporti da san Michele e viene consolidata la strada Mollaro-Priò-Vervò per i carichi pesanti. Il costo preventivato si aggira sulle 60000 corone e intanto si prende un mutuo di 36000 corone. Per il costruendo acquedotto si accettano prestiti da privati al 4,5 % di interesse.

Nel frattempo il comune di Toss che attinge acqua dal rio Pongaiola aveva fatto opposizione alla concessione di derivazione dell’acqua di Valciarboi. Sempre nel 1904 si arriva a una composizione di buona volontà reciproca. Vervò concede a Toss quaranta corone in concorso delle spese sostenute ma è dispiaciuto e non comprende l’azione intrapresa da Toss.

I lavori dell'acquedotto dalla Strenta e da Valciarboi, nel 1905, proseguono bene.

Per attingere l’acqua potabile furono collocate nove fontane e quattro lavatoi. I tubi che portano l’acqua dalla fontana di piazza a quella del Ciasal sono di legno traforato.

Accanto alle fontane furono posti gli idranti per la sicurezza contro gli incendi

Nel 1908, rendendosi conto della buona portata d’acqua si decide di utilizzarla, oltre che come potabile nelle varie fontane del paese, anche per far funzionare una rassica (sega) progettata dal Maierhofer di Proves, con una conduttura forzata che parte dal serbatoio ai Larseti fino al Poz. L’alternativa di porre la rassica al Crosefìs, a inizio strada per San Martino fu abbandonata; al Poz era possibile anche utilizzare l’acqua d’Aurì.

Viene sentito l'ingegnere Lanzerotti di Romeno che ritiene sia meglio produrre energia elettrica accoppiando la turbina a una dinamo. Questo suggerimento non venne accolto perché il Comune era in difficoltà di cassa e si aveva poca esperienza in merito all’elettricità Fu deciso decise di costruire la rassica al Poz azionata dalla sola turbina. Intanto si sta posando il tubo da 80 mm dalla vasca dei Larséti alla turbina al Poz.


disgressione -La sega in Pongaiola-

In precedenza la comunità di Vervò utilizzava una sega lungo il corso del rio Pongaiola e concedeva degli aiuti per la sua attività. La via d’accesso era difficile, poco più di un sentiero. Alle volte era affittata a censiti locali.

Ad esempio nel 1647 Bortolo Marinelli gestiva la sega nella valle e lamentava l’impraticabilità della strada. Chiede un aiuto per il restauro urgente. La comunità si riunisce domenica dieci marzo con i suoi rappresentanti e delibera che il sentiero che conduce alla sega sarà tenuto in ordine dalla comunità e che il Bortolo possa prendere nel gaggio della valle i legni necessari per sostituire parti della sega. Ricordando che aveva già avuto i legni per la costruzione della detta sega e una giornata di lavoro da ogni famiglia, per i vicini di Vervò dovrà perciò segare a prezzi stabiliti. Verbalizzante: Antonio Bortolotto di Vervò.

Poi, nel 1766 la comunità delibera di vendere la sega nella valle per 83 Rx a Eusebio Marinel con l’obbligo di segare un legno all'anno per casa. Riceverà un'opera di lavoro per ripristinare la sega ma non potrà venderla a forestieri.

Fu abbandonata definitivamente a metà del 1800 e in seguito Vervò si servirà della sega in Pongaiola di Priò.


Furono intrapresi lavori per portare, con i canali necessari, l’acqua disponibile nelle campagne. Il primo tratto di acquedotto irriguo arriva a Tressai. Un secondo ramo era quello di Lanzon partendo dal serbatoio dei Larseti. Nel 1906, per potenziarlo, si era pensato di alimentarlo con l’acqua della Setta da portare, tramite canalette in portland (cemento), al Varsèl di Lovi per poi immetterla nel Ri da le Cianal. Vengono eseguite le necessarie piccole opere di presa dell'acqua.

La campagna di Prada utilizzerà l’acqua della rassica per scopi irrigui e la campagna sotto il paese gli scoli delle varie fontane. Si deve anche affrontare il problema degli indennizzi per i danni causati al passaggio dei tubi e dei canali sui vari rami dell’acquedotto irriguo.

Per il consumo dell’acquedotto potabile e irriguo l’acqua non è mai troppa. Il giorno 11 marzo 1908 il consiglio comunale discute la possibilità di utilizzare l'acqua della Canaletta, Stuata e rivo Ponti per portarla al Póz o alla Chiesa. Viene chiesto anche di poter irrigare i prati al Ciastièl. Il serbatoio della Stuata (Aurì) era nel prato ex-Simoni, la Cianaleta veniva in tubi scavati in pietra calcarea (copri silami poi) a metà del prato delle “Zigante” verso “el Forni” e via fino alla piazza. Anche l'acqua del Ri de le Cianal veniva portata per il sentiero di un metro fino al lavatoio di via Cheta. Il 31 maggio 1909 si concorda di pagare a Stefano Cristoforetti 50 corone per il passaggio dello scarico dell'acqua della Stuata e relativo lavatoio in perpetuo.

Servono lavori di manutenzione e si studia una vasca da costruire ai Piani in Val per l'acquedotto della Strenta o una vasca alla Calcarazza.

1910 - Il ramo irrigatorio della Regola costa 3,20 corone all'ora, quello d'Aurì corone 2,80 e quello dal Poz a Sovènel ancora 3,20 corone. La turbina, per il funzionamento della segheria (rassica), consuma 12 litri di acqua al secondo.

fontan di piazza centraleNel 1910 il sindaco Zenner Pietro consegna al nuovo sindaco Luigi Pollini una situazione ottimale dei lavori eseguiti, fa presente le necessità dell’acquedotto, della rassica comunale e delle altre iniziative in corso come il mulino al piano terra della segneria.

Pietro Zenner fu a capo dell’amministrazione comunale per quindici che diedero un nuovo volto alla vita economica di Vervò.

Nel 1914 è necessario sistemare il ramo dell’acquedotto irriguo dal Bos-ciat a Lanzon e si dispone che gli scoli della rassica vadano verso Sovenel.

Nel 1916 cominciano gli allacciamenti all’acquedotto potabile. I primi utenti sono le famiglie Zucali, Simoni Ottone, che protesta perché deve pagare prima che sia in funzione, Sembianti Angelo, Gottardi Maria maestra, Sembianti Giuseppina, Strozzega Giacomo, Sembianti Enrico. Gottardi Alfonso –Pitar.


MULINO

Segheria_mulinoFino all’inizio del 1900 i mulini di Vervò erano lungo il corso del Rio Pomgaiola; si ricordano quelli del “Can”, del “Molinar” e “del Nato”.

Nel 1910 era ancora in funzione il mulino di Chini Giuseppe nella valle in località Sauç: di lì si saliva alla località “Cogol” per il “sintier da le voute” e quindi in paese.

NelA questo punto la comunità attrezzò il piano terra della segheria con un mulino mosso dalla turbina che serviva anche la segheria.

Nel 1921 Eugenio Conci e Strozzega Battista visionano un mulino a Zambana e ne comperano uno a Lavis per sostituire il vecchio al Póz. Sia Mulino che segheria in seguito utilizzarono come forza motrice l’energia elettrica arrivata in paese.


Strade e viabilità interna

All’inizio del 1800 la strada in entrata al paese era quella che dal Poz (ex segheria e caseificio) sale alla piazza Chiesa. 1832.

Per aprire la nuova entrata verso la piazza centrale il Comune compera una striscia di del fondo Beneficio Nicoletti sotto la case. Anche la strada per Priò viene modificata passando per il fondo del beneficio Nicoletti a “Trissai”.

Nel 1884 si decide di modificare il percorso della via Cheta che da piazza Chiesa si dirige verso Sfruz per renderla più piana spostandola più a valle. Allo scopo viene acquistato il prato della chiesa Santa Maria in Aurì comperando anche un po' di terreno dei Micheletti che si affrancano del vecchio passo verso "la Stuata". I lavori prendono l’avvio nel febbraio successivo.

Siamo al 1887, le poche famiglie sopra la chiesa per arrivare coi carri dal monte dovevano passare dietro la chiesa e salire per il “Cornel”. Pertanto chiedono che la strada dietro il coro venga ribassata e, meglio ancora come alternativa, aprire una nuova strada sopra il prato del Cescon che vada verso Verginaz. Il comune delibera di realizzare la nuova strada ai Nicli attraverso il prato dei Cesconi Si provvede anche a sostituire il muraglione ai Mariniei (a inizio via Cheta) che stava crollando.

1893 - Il tre aprile viene posto l'indicatore di pietra a Tressai: Tress - Priò. Si sta costruendo la nuova strada ai Nicli.

mappa san martino centrale1898 – Sono iniziati i lavori di ampliamento del cimitero a San Martino. In seguito l'entrata sarà spostata sotto la cappella del Sepolcro, e la strada sarà spianata. La vecchia entrata al campanile servirà per la visita al santuario dei santi Fabiano e Sebastiano.

1904 Il lavoro al cimitero è completato, ma serve che sia portata nuova terra verso valle e si invitano i censiti a provvedere per quanto possibile.

1914 I capitelli della Via Crucis sono spostati a monte della strada con prestazioni gratuite di alcune famiglie e offerte della popolazione e del Comune. – Essi sono completati dai quadri policromi di terra cotta in rilievo fatti venire dalla fabbrica di Vienna J. Heindl dal curato don Olivo Rossi di Revò. La quattordicesima stazione della Via Crucis è il sacello all’interno del cimitero conosciuto col nome di “il Sepolcro”.

Strade principali uscenti da Vervò e terreni confinanti -archivio comunale-

1) Strada a Sovenel di sotto: Cros da Tressai, pra Predozi, pra comun, pra Calem, Tinquest, due benefizi, la pitara, la fratta de Tinquest, Passou, Campalan.

2) Strada a l'Inbrinz: Croce a Trissai, Inbrinz, in Cros, Campalan.

3) Strada da Plaz: Croce a Trissai, Loré, Luç, Val Solven, Plaz.

4) Strada per Zan: Alli Marinelli (via Cheta), Aurì, Brenz, Mosen, Zan.



Viabilità in valle

1890 - Vervò deve pagare 1500 fiorini annui per la partecipazione alla sistemazione della viabilità principale sinistra Noce.

Nel 1888 ancora non c’era il ponte in ferro di Santa Giustina che collega le due sponde fra Dermulo e Cles. Per tutto l’800 era praticato l’ardito Ponte Alto nella forra di Santa Giustina.

A Taio viene costruito un ponte in legno sul Noce fra Taio e Portolo. Vervò contribuisce alla costruzione di questo importante ponte con due larici

1897 – Nella progettazione della ferrovia che dovrà servire la Valle di Non e di Sole si è dubbiosi se fare due stazioni con 2 ponti al Crescino e a Denno o una sola a Moncovo. Si decide per la fermata unica per criteri di economia.

1902 – Arriva in Comune la richiesta di contribuire alla costruzione di un ponte in ferro al Sabino per comunicare con Denno. Si risponde che per Vervò serve molto di più la strada verso Sfruz e una buona sistemazione di quella verso Tres, ma nessuno aiuta Vervò, perciò non si accoglie la richiesta. Ma l’invito al concorso per la spesa del ponte sul Noce verso Denno tornerà sul tavolo del Comune.

1908 - Per la costruzione del ponte di Nanno progettato dal Chierzi e si danno i larici necessari da tagliare al Tóu da le Spazzadore o al Tóu da le Stele per 28 corone al metro cubo da pagarsi ad opera finita.




LOCALI PER LA SCUOLA

Pianta scula in via Pollini

Alla fine dell’ottocento il principale edificio per la scuola, piuttosto angusto, era la casa della benefattrice Domenica Pollini lungo l’attuale via Domenica Pollini: ospitava una grande aula per i maschi.

Per la frequenza delle ragazze si utilizzava una grande aula in camere prese in affitto di casa Gottardi (Zani) o casa Gottardi (Zanco).

Nel 1885 Si inizia la ristrutturazione dell’edificio Pollini per ricavarne due spaziose aule, altri vani di disbrigo e il magazzino dei pompieri. Si levano dei reclami, proteste e minacce. Le autorità invitano a proseguire i lavori malgrado ciò.

L’edificio rinnovato svolgerà il suo compito fino al 1954.

Scuola_pompieri

CORPO DEI POMPIERI

Antefatto. Il 30 luglio 1878, a causa di un fulmine, va a fuoco il tetto di san Martino provocando danni all'altar maggiore: sono intervenuti  i pompieri di Tres e di Sfruz con le loro macchine idrauliche. L'assicurazione paga 450 fiorini. Ci si rende conto che serve anche a Vervò un corpo volontario di pompieri


Il 25 di novembre 1889 il Comune pubblica un avviso per avere le adesioni al corpo volontario dei pompieri.

Il 24 settembre 1893 (anno siccitoso) si sviluppa un incendio a Slai e Cornalé e si pagano i pompieri con 22.15 fiorini più fiorini 46,28 per alimenti. (pompieri di Vervò o di altri paesi?). Viene ripresa la proposta della formazione del corpo pompieri.

Il 30 aprile 1894 il capo comune convoca i pompieri volontari aderenti, con una correnda, ad intervenire nel locale comunale il giorno 2 maggio prossimo venturo alle ore 8 di sera onde fare lettura del rispettivo Regolamento (Statuto) e di passare alla nomina dell’Ispettore e vice Ispettore.

1894 - Il 20 maggio è approvato lo statuto del neo costituito corpo dei pompieri e la lista dei primi volontari. Si comprerà una berretta. L'uniforme sarà come quella dei pompieri di Tres. Sembianti Francesco è eletto come ispettore e Strozzega Giacomo come caporale. Si ritiene di attendere a comperare gli attrezzi antincendio, pompa e maniche in attesa che si risolva l’approvvigionamento dell’acqua. 1895 Giacomo Strozzega disegna e preventiva i costi di una vasca posta davanti alla chiesa, verso casa “Pitari” al vecchio "Lago", che dovrà servire per deposito di acqua contro gli incendi. Il corpo dei pompier è costituito da 12 effettivi e 4 ausiliari, ricevono 16 fiorini per una serata in compagnia. In seguito il corpo dei pompieri di Vervò è iscritto nella società sovvenzione del Corpo dei Pompieri. Il dodici novembre 1899 è richiesto il loro intervento per domare un incendio scoppiato in Alvazza-Busonzel sul territorio di Segno. I pompieri di Vervò si sono affrettati e l'hanno spento. Ora richiedono la rifusione delle spese. Sorgono delle difficoltà per averle. il corpo dei pompieri istituito sei anni prima ha perso alcuni componenti e c’è la necessità di rafforzarlo. (Si può pensare che l’esiguo numero sia dovuto all’emigrazione o … a poco sostegno da parte del Comune). Il 18 giugno 1905 il consiglio affronta il problema della ricomposizione del corpo dei pompieri e si impegna a risolverlo. Giacomo Strozzega con la collaborazione di Edoardo Sembianti è incaricato ricostruire il corpo dei pompieri. Il tre gennaio 1896 il Consiglio approva la ricomposizione del corpo dei pompieri. Il 7 luglio 1907 si prendono decisioni per i pompieri. I nuovi pompieri sono 8, ma si sente il bisogno di portarli a 14 perché molti sono via per lavoro. Si faranno 6 manovre all'anno con qualche gratificazione e saranno dotati di corde, divise, assicurazione infortuni. Il 22 febbraio 1908 i diciotto pompieri, tra effettivi ed ausiliari, ricevono una gratificazione di 2 corone. 1915 – Il 29 settembre 1915 Si fa notare che il berretto, la blusa ed i calzoni dei pompieri di Vervò assomigliano alle uniformi dell'armata italiana: ne è proibito da subito l'uso anche se era stato autorizzato. Dovrà pervenire il modello e il taglio nuovi che dovranno essere di tipo austriaco.

pompieri monte

FAMIGLIA COOPERATIVA

Famiglia Cooperativa1901 - Il primo settembre viene promossa la fondazione della Famiglia Cooperativa di Vervò e se ne chiede l'autorizzazione a Trento.

Il 13 settembre da Trento il consigliere aulico dell’imperial regio Capitanato Distrettuale invia al signor Francesco Sembianti imperial regio sergente distrettuale in pensione in Vervò di avere ricevuto la segnalazione concernente una riunione allo scopo di istituire una Famiglia cooperativa a sensi della Legge dei 9 Aprile 1879 N° 70, riunione che sarà tenuta nella Casa comunale di Vervò il giorno 15 c. m. alle 3 pomeridiane.

È allegata la prima pagina dello Statuto.

STATUTO della Famiglia Cooperativa di Vervò

............................................................... addì 15/ 9 1901

Art.° 1- Disposizioni generali. Scopo, sede e denominazione.

§ l. Si costituisce, col presente Statuto, una Società. Cooperativa di acquisto e smercio di generi, aggregata alla Federazione delle Casse rurali e dei Sodalizi cooperativi della parte italiana della Provincia.

§ 2. La società ha lo scopo di somministrare ai soci articoli dell’economia domestica e rurale, nonché altri articoli che la Direzione giudicherà. necessari od utili a seconda del bisogno; e ciò sia mediante produzione da parte dei soci per conto comune, sia per mezzo di acquisto, e così pure di smerciare prodotti dei propri soci per loro maggiore comodità e vantaggio.

§ 3. La Società ha la sua sede in Vervò Distretto giudiziale di Mezzolombardo si denominerà: Famiglia cooperativa di Vervò, Consorzio registrato a garanzia, limitata ed a tempo indeterminato, e sarà costituita appena seguita la sua inscrizione nei Registri Consorziali.

Art.° II. Assunzione nella Società

§ 4. Possono formar parte della Società :

a. persone giuridiche, cioè capaci ad obbligarsi; di sentire cattolico e di pratica allo stesso conforme;

b. corpi morali informati a spirito cattolico;

c. persone non giuridiche, a mezzo dei loro legali rappresentanti; tutti appartenenti o dimoranti a Vervò.

Chi vuol far parte della Società, dopo seguita la sua costituzione deve fare analoga domanda alla Direzione. Ogni socio deve apporre la propria firma nel Libro Sociale



Un certificato di Compartecipazione in data 15 settembre 1901 attesta che il Comune, quale socio corpo morale. pagò corone dieci (10) per questo suo d’impegno.

Presidente Sembianti, Consigliere Chini, Cassiere Zenner,

Il timbro della Famiglia Cooperativa Vervò mostra due mani che si incrociano tenendo un crocifisso.

I promotori ottengono dal Comune di collocarla nei locali sotto le scuole debitamente sistemati. Più tardi la sua sede sarà in piazza centrale nell'edificio dell'odierna Cassa Ruralee e, attualmente nel caseggiato ristrutturato dell'antica casa "Zanco".



CASEIFICIO TURNARIO


La storia della lavorazione del latte di Vervò può cominciare dal 1886 quando alla malga Monte era in funzione il caseificio della società “Casello”.

Nel 1891 detta società "Casello" affitta in paese un locale (en vout) per 6 fiorini annui e vi dispone le attrezzature necessarie. Nel corso dell'anno erano stati lavorati 1650 pesi di latte.

Per avere a disposizione un locale fisso adeguato il 20 ottobre 1910 si erano iniziate le pratiche per la costituzione della latteria sociale. I soci, per aderire, sono tenuti a pagare otto corone; la tassa si poteva pagare in denaro o in giornate lavorative. Alla data di oggi aderiscono 83 soci.

In data 19 giugno del 1912 esiste in archivio una bella pianta della zona del casello e il 20 giugno iniziano i lavori ci costruzione del nuovo “Casello” –caseificio – al Poz .

Parlando di caseifici è giusto ricordare il prof. Matteo SEMBIANTI di Vervò, uno dei primi, che coltivò e promosse in Trentino le pratiche razionali da praticare nei caseifici.



CASSA RURALE di VERVÒ

Nei documenti da me consultati ho trovato poco riguardo alla cassa rurale di Vervò, solamente degli impegni finanziari con enti.

Nei bollettini degli anni 1930 è ricordata come Cassa Rurale e Artigiana di Vervò.

Nel 1931 la Cassa Rurale concede un mutuo al comitato per l’asilo di 6.000 lire per l’acquisto della casa della “Narda” accanto al campanile.

La Cassa Rurale in seguito si trova i corto di liquidità e chiede la restituzione del prestito. le sue scarse poste in attivo erano costituite da ipoteche di persone insolventi e un credito di 7.304, 40 lire da parte del comune.

Nel 1942 la Cassa Rurale è in liquidazione e il comune salda il suo debito con 3.575,00 lire. In quel periodo e quello successivo Vervò si affidava ai servizi della Cassa Rurale di Tres o di Segno.



AZIENDA ELETTRICA COMUNALE

illuminazione

1915 – Il 4 maggio 1915 si assegnano all'asta i lavori di riattivazione

Come già visto sopra, nel 1905, l'ingegnere Lanzerotti di Romeno propone di produrre energia elettrica con l'acqua: La proposta non viene accolta perché il Comune era già impegnato per altre pesanti  realizzazioni.

Siamo all'anno 1921 è arriva anche a Vervò la corrente elettrica che determinerà vari cambiamenti per il funzionamento di Sega e Mulino, per l'illuminazione pubblica e attività private. Nel luglio 1921 il signor Andreollo aggiusta la linea elettrica Vervò - Tres.

Il 18 marzo 1922 si riunisce a Tres il consorzio elettrico intercomunale di Mollaro. (Tres, Smarano, Sfruz, Segno, Vion, Vervò.

L'azienda elettrica comunale è operante il 25/aprile 1922. Ci sono 58 utenze elettriche con un consumo di KWh 28522 e un costo di lire 2291,72; le spese di manutenzione ammontano a 315,21 + 326,15 con un totale di lire 2923,12.

Nel 1924, in archivio, esistono i contratti di fornitura con la Società elettrica "Dalle Case" anche degli utenti di Priò con i loro bolli.


Conclusione

I lavori di adeguamento ai tempi proseguirono negli anni seguenti con varie realizzazioni. A mio parere sono da ricordare l'arrivo della linea telefonica a Vervò del 1943; negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale. la strada di collegamento Vervò - Mollaro e restauro e decorazione della chiesa di Santa Maria.

I lavori per il realizzo di un moderno impianto di irrigazione a pioggia - fine anni sessanta - diedero inizio  a un cambio di culture che privilegiò la frutticoltura. Sono anche da ricordare i collegamenti stradali con Sfruz attraverso la Predaia e, anni settanta, il collegamento con una vera strada asfaltata fra Vervò e Tres, attesa da anni.

Dalle strade in terra battuta si è passati a quelle asfaltate e lastricate di cubetti di porfido e ... la vita continua.



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