Il tempo scorre: ora i cieli sono solcati da aerei sopra la valle in ogni direzione, le strade sopportano un traffico continuo di automobili e camion per la mobilità su lunghe distanze. Spesso però si sente il bisogno anche di andare a piedi per poter godere delle cose che ci stanno attorno. Una volta era naturale e quotidiano comminare cercando le vie più brevi, le scorciatoie, per recarsi in campagna o in altri paesi per le varie incombenze. Nel 1943 avevo otto anni e vivevo a Tuenno con la zia Emma che li era insegnate e con mia sorella. A Vervò c'era la nonna Maria e quasi tutti i sabati ci si incamminava per andare a farle visita: Nanno, giù al ponte di Portolo, su per la valle della "Roza", Taio, Tres e finalmente Vervò. Era un susseguirsi di sentieri conosciuti che abbreviavano il percorso normale praticato dai veicoli trainati da buoi, muli, cavalli. I ricordi non sono particolareggiati, a quell'età non era faticoso l'andare a piedi anche su percorsi scoscesi, si andava, si andava. Era però importante la fermata a Nanno dalle amiche sorelle Zadra per qualche dolcetto, l'emozione di passare per l'importante paese di Taio e l'attraversamento di Tres con l'incontro di persone a me sconosciute.
Nella primavera scorsa sono sceso fino al ponte di Portolo e, in autunno, mi sono incamminato per il sentiero della "roza" fino agli ultimi ruderi degli edifici, ora abbandonati: mulini, e altri opifici.
Un sentiero, che in quest'occasione non ho percorso, porta in alto fino alla bocca della cascata con un doppio salto in verticale e il rio, a monte, meno irruente, con le sue copiose acque faceva funzionare i mulini e le altre attività artigianali. Ora un viadotto della strada statale collega le due sponde della valle per la ciconvallazione di Taio e, in basso, una strada porta verso la campagna in declivio di Taio
La "Roza" è un toponimo antico, almeno del XV secolo. Ho trovato questo regesto di un documento di quel tempo fra quelli di Castel Thun. Indicava la località dove stavano dei mulini soggetti al controllo dei conti Thun di castel Bragher. |
Il ponte di Portolo ieri e oggi
Questa antica foto di inizio 1900 è significativa. Si sente l'entusiasmo per avere un solido ponte di legno che permetteva anche il passaggio di carriaggi per collegare direttamente le due sponde. Quanta fatica e solidarietà. Negli ultimi anni del '900 era abbandonato ma poi è tornato alla grande nel corso dell'anno 2008. |
Inaugurazione festosa del ponte che collegava Taio e Portolo |
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Attraversato il Noce la strada risale verso Portolo. |
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Con un'ampia curva a destra si va verso Segno attraversando i meleti. |
Il persorso che ho illustrato è stato per me interessante: la vegetazone lungo il torrente, la bella cascata che con due balzi precipita spumeggiando, le opere dell'uomo delle epoche passate lungo la valle della "Roza", anche se abbandonate fra una vegetazione spontanea, attirano la curiosità nostra e l'operosa fatica dell'uomo. Pensando che l'abitudine e il piacere di muoversi a piedi per vari percorsi si sta diffondendo, anche questo itinerario ha un suo valore. Chissà se, nell'ambito di "agricoltura e turismo", sarà offerta agli appassionati la cura di questi posti per muoversi sicuri nell'ambiente per conoscerlo e scoprirlo.
Testi e foto di Piergiorgio Comai E-mail: p_comai@alice.it