Maggio 1980 -  di Luciano Azzolini

Le donne di Vervò, un piccolo comune di 450 anime in Val di Non, hanno deciso di scendere nella lotta politica, il termine politico non lo accettano, ma dicono che anche loro sono interessate alle vicende del comune, e che non si sentono per nulla inferiori agli uomini. In loro non c’è alcuna venatura polemica. Lucia Chini, capolista ed una delle più intraprendenti, è delegata delle donne rurali e senza mezzi termini afferma «Noi non vogliamo fare alcuna rivoluzione, l’amministrazione precedente ha lavorato molto bene poiché ha portato a termine alcune opere estremamente importanti... ma riteniamo di poter dare un valido contributo anche noi.» - A Vervò l’8 giugno si voterà con il sistema maggioritario e si eleggeranno 15 consiglieri dei quali cinque verranno eletti dalla popolazione della vicina frazione di Priò. A Vervò sono in lizza tre liste civiche. Una è vicina alle posizioni della Democrazia Cristiana ed capeggiata dal vicesindaco, la secona è costituita in prevalenza da giovani e chissà perché ..., tutti maschi; la terza, invece, che in paese ha destato qualche per plessità soprattutto tra gli uomini, è quella delle sette donne. Il loro motto è «non è mai troppo tardi» ed è scritto alla base di una staccionata dietro alla quale si scorge una piccola catena montuosa. Nella vicina Priò le liste sono invece due, la prima è capeggiata dal sindaco Tullio Sandri e fa riferimento alla Democrazia cristiana, la seconda raggruppa alcuni giovani del paese. Tullio Sandri, un agricoltore di quarant’anni, sottolinea con un pizzico di soddisfazione come la sua gestione abbia risolto molti problemi. «Siamo riusciti — ha detto — ad impostare un corretto rapporto con le ASUC (amministrazione separata usi civici) e questo ci ha consentito di lavorare in perfetta armonia con tutti. Abbiamo fatto il campo sportivo, la palestra, poi abbiamo ristrutturato la scuola elementare e la sede comunale e stiamo portando a termine una serie di altre opere molto importanti per lo sviluppo della zona. Io non credo ai miracoli — ha proseguito Sandri — e perciò non capisco come le donne di Vervò possano aver deciso di costituire una loro lista ... non le ho mai viste in una riunione del Consiglio comunale, comunque mi auguro che si possa continuare a lavorare tutti insieme in perfetta armonia». Anita e Daniela Il sindaco uscente è uomo ricco di buon senso e la sua maggiore preoccupazione è quella di mantenere buoni rapporti con tutti. Le donne di Vervò aderenti al «non è mai troppo tardi» gli rispondono indirettamente che non vogliono intraprendere alcuna crociata, la loro unica intenzione è quella. di offrire un aiuto ed un contributo di idee. - Se andiamo a scovare un po’ di più, troviamo come il suggerimento sia probabilmente partito da Piergiorgio Comai, un insegnante della scuola elementare di Vervò. Comai è stato segretario della DC fino a cinque anni fa, poi ha lasciato il partito e la vita politica attiva, ma nel paese costituisce sempre un punto di riferimento. Lui vorrebbe che a Vervò ci fosse una maggiore partecipazione, una maggior intraprendenza soprattutto sul piano politico e sociale per cui non è da escludere che dietro questa iniziativa ci sia proprio l’attivo Comai.

Lucia Chini, Anita Maccani, Flavia Endrizzi, Daniela Maccani, Teresa Stimpfl, Paola Marinconz e Anita Prantil pur con qualche incertezza si stanno preparando all‘appuntamento elettorale. «I nostri mariti — sostiene Lucia Chini - sono contenti delle scelte che abbiamo fatto ed almeno loro ci daranno il voto. D’altra parte — osserva ancora la Chini — nessuna donna è mai entrata a far parte del Consiglio Comunale e nessun partito ci ha mai chiesto di entrare in lista ... forse questa sarà l’occasione buona». Programma? «No, non abbiamo fatto alcun programma — ci ha risposto — se qualcuna di noi verrà eletta ci ritroveremo e vedremo cosa potremo fare». Un dato interessante; delle sette donne che si presentano alla competizione elettorale solamente due sono originarie del paese, inoltre va sottolineato come le più giovani, le ventenni, abbiano rifiutato la candidatura. «Nella nostra iniziativa — sostiene ancora Lucia Chini — non c’è alcun desiderio di rivalsa e nessuna contestazione nei confronti della gestione precedente». Anita Maccani, infine, rileva come alla base di tutto ci sia l’intenzione e la voglia di rivalutare il ruolo delle donne: «Non possiamo sempre e solo occuparci delle faccende domestiche e dei figli. Vogliamo interessarci anche di altre cose, vogliamo ampliare i nostri interessi e vogliamo soprattutto offrire il nostro originale contributo». Tullio Sandri, il sindaco uscente, non ha dunque di che preoccuparsi... a Vervò vogliono vivere un po' di più ma tutti.

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Sette donne di Vervò ribaltano una tradizione.

In un contesto prettamente agreste, restano a guardia dei problemi del paese – Non è mai troppo tardi – il loro motto. Colti di sorpresa gli «anziani» - Marito e moglie in lizza in liste contrapposte, - Tutto ciò nella valle che vede già due donne sindaco.

Ricordate «Sette sorelle per sette fratelli»? Beh, quel famoso, spumeggiante, simpatico film sta per avere un seguito, un’edizione bis. Il primo giro di manovella è stato dato nella sede del municipio di Vervò. Nel paesino — rimasto nel suo bucolico aspetto tardo Ottocento, nascosto nelle pieghe di quel cuscino fiorito che è in questa stagione la Valle di Non — sette donne si sono presentate a firmare la propria candidatura alle elezioni comunali dell’8 giugno. Stessa aria di buon fieno, stessa intesa felice per un’avventura positiva, stessa competizione ammiccante con gli uomini.

Rassegnati a passare per impenitenti «maschilisti», siamo sul posto per intervistare le Flavia e Marioprotagoniste di questa iniziativa senza precedenti. Ma ci imbattiamo con tranquille signore che contrappongono al tuo stupore il proprio, alle tue domande la loro: «Che c’è di tanto strano?» Beh azzardo di solito è abbastanza eccezionale perfino la presenza delle donne in una lista di candidati... «Ecco, appunto, se c’è un motivo che ci ha fatto decidere per questa nostra lista, è proprio perché troviamo ingiusto questo modo di estraniare le donne dai problemi del paese». Ma i vostri mariti? Ecco un’altra domanda sbagliata. Forse che la si farebbe agli uomini: «Che ne dice sua moglie?». No, dunque ... Parlo anche con loro. Esibiscono un atteggiamento pacato, tranquillo, come davanti ad una cosa tranquilla - appunto - normale, ovvia. Quello tra i mariti che può averci messo un suggerimento, se non uno zampino, è Piergiorgio Comai, insegnante elementare nel paese, che è stato negli anni passati, oltre che segretario della DC, anche cansigliere comunale eletto due volte.
Chiedo perché non ricandida lui. «Non occorre candidare tutti risponde - e si può interessarsi anche stando fuori». Non gli sarà difficile: oltre alla moglie, candida anche la cognata. Insomma, bisogna prenderla come una cosa normale, benché se ne stia occupando perfino la stampa tedesca. Di femmilinismo non è il caso di parlarne. Di insurrezione anti-maschista, meno che meno, tolto l’iniziale impulso di ripicca per essere state solitamente ignorate. Di qui forse il motto della lista «Non è mai troppo tardi». Facciamo l’identikit. Le candidate (7 su un massimo di 8 « perché non c’era il tempo di estendere le consultazioni: la cosa è nata e si è conclusa nel giro di tre giorni») sono tutte sposate; 5 su 7 - qualcuno s’è reso la briga di osservarlo - non sono «del posto», ma poi vieni a sapere che sono tutte nate nel raggio di dieci chilometri: no, non hanno mai fatto gruppo a sé, il nucleo promotore s’è formato sulla strada adiacente alla scuola materna. E programmi? Non ce n’è oltre all’impegno di amministrare nell’interesse di tutti, e di coinvolgere tutti nelle scelte. Vedremo quando siamo dentro», dice Anita Maccani. «L’imporante ora è andare dentro», le fa eco la sorella Daniela, la più battagliera nei toni. Stanno lavorando a rimettere, in sesto la casa dopo il lavoro di ridipintura. Al colloquio partecipano disnvoltamente i figli, i familiari, la vicina di casa.

Tullio e PiergiorgioComizi, riunioni, volantinaggi? No no, non occorre. Del resto, non ne fanno nemmeno gli altri candidati, le altre liste. Quassù le cose vanno alla buona, all’antica: il sindaco uscente (in questo caso il vicesindaco, perché il sindaco di Vervò è della frazione vicina, Priò, e qui le liste si fanno per frazione: Vervò elegge 10 consiglieri, Priò gli altri cinque) mette all’albo un avviso: «La popolazione è inviata nella sala per la formazione delle liste ecc. ecc e lì ci si mette d’accordo. Cinque anni fa furono i giovani a contrapporre una lista a quella che era stata concordata tra gli anziani. Questa volta le liste sono tre; ma non si scorge né polemica né contrapposizione partitica, Critiche all’ammistrazione trascorsa? «No no, non saprei». La prima cosa che proporrà appena eletta? «Beh, intanto pensiamo di entrarci, poi lì esamineranno le questioni. Un impegno l’abbiamo preso tra tutte: sentirci tra noi sette, e quelle che sono dentro si fanno portavoce». Vogliono riuscire almeno due: «Una sola forse si troverebbe a disagio», dice Daniela Maccani. Ma vediamo da vicino. Generalità e professione:

Flavia Zanon col marito nel bar che gestisce potrà capire cosa si muove nel paese; - «LaFlavia e lucia politica non c’entra- dice – vogliamo solo dire la nostra sui problemi e non solo a casa o nei bar

Paola Marinconz, una delle « sette candidate. Ha quattro figli. Ma la sua collega di lista, Teresa Peer, ne ha il doppio.

Teresa Peer: 8 figli, coltivatrice diretta si tiene aggiornata ai problemi dell’attualità e partecipa al dibattito intorno alle questioni religiose aperte sul settimanale diocesano. «Candido per fare la mia parte, come tutti dovrebbero.

Lucia Chini col marito. Sono candidati in due liste diverse. «Se saremo eletti tutti e due, decideremo chi dovrà dimettersi.», hanno detto quando hanno scoperto di essere in due gruppi contrapposti.

Daniela Maccani: due sorelle candidate nella lista «Non è mai troppo tardi». Il marito di Anita – maestro nel paese - è stato per otto anni consigliere comunale, ora ha lasciato il compito alle donne di casa.

La curiosità ci spinge a sapere dei figli (un modo indiretto, per capire l’età delle signore, diciamo subito - in media è molto bassa). Per brevità rispettiamo il numero delle candidate:

Come si vede, in un sol caso la candidata potrebbe contare sulla preferenza della figlia ventenne; ma la signora Peer scrolla la testa. «La figlia Angela studia infermiera a Bolzano, ma doveva prendere la residenza lì: quindi non vota a Vervò». Gente che lavora sodo e presto: la secondogenita Monica è al lavoro a Monaco, Martino in Svizzera come allievo tipografo presso la zia materna, Stefano frequenta le scuole medie a Taio, Rita le frequenta a Naturno, Paolo, Cecilia e Anna sono alle elementari.
Teresa StimpflDonna eccezionale, questa Peer nativa di Penon, una frazione di Cortaccia, la sua famiglia prese in affitto dei prati sul versante noneso della montagna, quindi una baita per metterci il fieno, e a quelli che passavano di lì (cacciatori, pastori, falciatori, escursionisti) non si negava un bicchiere e un panino. In breve il fienile divenne rifugio (ora ceduto a certo Pancheri), il «rifugio Predaia», quattro chilometri sopra il paese. È lì che la conobbe il marito, nato a Vervò ma da genitori oriundi di Naturno. Gli chiedo che ne pensi della decisione della moglie: «Ah, niente da dire. Io non metto legge a nessuno.». L’album di famiglia è pieno di figli, e comincia con la festa di nozze fatta in costume tirolese. Nella conversazione la signora Peer tradisce la matrice tirolese, ma è una donna colta - mi hanno detto -. Lei si schermisce: si tiene aggiornata, ecco tutto, leggendo soprattutto giornali religiosi. Ogni tanto scrive il suo parere per «Dialogo aperto» la rubrica di «Vita Trentina». Le chiedo se si sente più vicina ai papi di prima o a quelli di adesso. «A tutti e due, è stata la risposta: non diplomatica, convinta. Come a dire che non c’è contraddizione. Per un matrimonio sbocciato nel «rifugio Predaia», eccone un altro fiorito nel sottostante «rifugio Sores».
Flavia Zanon dava una mano a servire i clienti nelle feste affollate, ed è stato lì il colpo cli fulmine con uno dei frequentatori. Ora la signora Flavia ha un esercizio tutto per sé, sempre sopra al paese. L’ideale per sapere gli umori della gente, la «discussione continua» nel bar. Eppoi, suo padre ha fatto il sindaco per quasi vent’annì a Terres, vuol dire qualcosa.

Per il fatto che 5 candidate su sette non sono nate in paese sembrerebbe che i giovanotti di PaolaVervò abbiano ripetuto il ratto delle Sabine. Propriamente di Vervò è soltanto la Lucia, capolista per meriti alfabetici. Le sorelle Maccani sono di Tres, Paola Marinconz è di Coredo, Anita Prantil è della frazione Priò, Teresa Peer di Cortaccia, Flavia Zanon di Terres. «De là de l’èca» (al di là del fiume), cioè.

Insomma, non si riesce a cogliere un filo di veleno in questa lista dimostrativa; il fatto che si sono messe tra donne è solo per riguadagnare un terreno che per anni è stato esclusivo degli uomini. Il torto semmai era nel passato, tra coloro che avevano emarginato le donne. «Non è mai troppo tardi» è appunto il motto che si sono date. Riesce arduo tracciare paragoni, che so, con l’America del Nord, dove sono le donne che si occupano delle faccende finanziare (quasi tutti i mariti hanno altro per la testa, fanno i pendolari nelle megalopoli); oppure filosofeggiare: alle donne il Comune (il loro senso pratico le fa particolarmente idonee ai casi concreti che si prestano a un’amministrazione del paese), agli uomini il Comprensorio (sede di sintesi, nella filosofia delle itituzioni).

È in Val di Non che s’è cominciato a far l’abitudine alle donne in comune, anzi al vertice del Comune: Maria Menapace è sindaco di Tuenno, Caterina Domìnici è sindaco di Romallo (in valle di Ledro c’è una terza sindachessa). Hanno dimostrato di saper tenere le briglie in mano, Vervò col voto potrà dimostrare che è finita l’era dei pregiudizi.

7 donne

Lettera di Teresa Stimpf

Per la prima volta nella storia  sono contente anche le donne di Vervò

Le sette candidate che a Vervò hanno dato vita ad una lista esclusivamente fatta di donne, hanno festeggiato la riuscita della loro capolista. Il campione elettorale è modestissimo: 22 voti alla lista donne, 31 e 32 rispettivamente alle altre due liste in competizione.
Ecco come la più anziana di loro ha commentato questo risultato:

« La consultazione elettorale dell’otto giugno è terminata. Con grande entusiasmo ci eravamo messe, noi donne, di Vervò, in questa impresa.Il risultato non ci è sembrato alla pari con il nostro entusiasmo ed eravamo un po’ deluse al primo momento. Poi, ragionando, è tornata la gioia perché è pur vero che è stata raggiunta una vittoria.
Lucia Chini Gottardi ora è consigliere comunale, Sapendo di vivere in un paese di montagna nel quale i cambiarnenti sono lenti e, spesso, malvisti, è veramente una conquista avere una donna nel consiglio comunale.

Noi altre donne candidate abbiamo avuto solo pochi voti in meno che la nostra Coniuci Gottardi Chinirappresentante Lucia e come lista abbiamo ottenuto 23 voti contro i 31 e 32 delle due liste dei maschi. Di questa fiducia io, a nome delle altre amiche, ringrazio i compaesani.

Naturalmente abbiamo festeggiato questa nostra vittoria con i più sentiti auguri alla nostra Lucia, prima donna consigliere coimunale nella storia di Vervò. Il Comune di Vervò può essere felice di questa scelta perché non è più orfano della sua componente femmile.

L’argomento più valido che portano in campo gli avversari è che le mamme fanno meglio a guardare i propri figli che a mettersi nelle faccende pubbliche. Io dico che è vero. Ma è altrettanto vero che l’obbligo di badare ai figli vale in egual modo anche ai padri. I problemi pubblici e sociali hanno bisogno di persone volonterose sia uomini che donne».

Teresa Stimpfl

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