Antichi tesori in Val di Non
La chiesa di San Martino di Vervò  
 

L'antica chiesa di San Martino - Vervò -   di Piergiorgio Comai



La chiesa di san Martino sorge all’estremità dell'aspro promontorio che sporge verso il rio Pongaiola a oriente del centro storico di Vervò all'interno del cimitero attorno, annunciata dall’antico campanile romanico, a cui aderisce la cappella dei santi Fabiano e Sebastiano del XV secolo e la cappella del Santo Sepolcro (ultima stazione della Via Crucis). esterno chiesa
        La descrizione storica  si trova  nel sito a questo link : Chiesa_san_Martino.pdf
Questa pagina vuol essere un'esposizione di fotografie con qualche spiegazione. All'esterno appare come una chiesetta semplice: l'insieme è molto interessante per il robusto campanile poco discosto sul colle con la cacppella del Santo Sepolcro e la piccola cappella dei santi Fabiano e Sebastiano, detta anche Cappella della Madonna.

La facciata frontale presenta un portale monumentale di pregio risalente al 1653. Il portone d'entrato è logorata dal tempo, ma appena dentro la chiesa si offre nel suo semplice splendore con tre splendidi altari e la volta dell'abside con medaglioni affrescati ancora in ottimo stato di conservazione.
 

portale entrata
veduta generale




 

Avanzando, ecco l'altare ligneo del 1686 finemente intagliato, con un tripudio di putti sulle quattro colonne, dorato, dominato dal Padre Eterno e la sua pala raffigurante san Martino che divide il suo mantello con il povero mendicante.

altare maggiore
pala altare maggiore

 

E' da ammirare il frontone con doppio timpano spezzato, dominato dal Padre Eterno benedicente con il globo nella mano sinistra e, sotto, la colomba che raffigura lo Spirito Santo, opera di Pietro Strobel nel 1686.
Sulla mensa fa bella mostra un prezioso tabernacolo intagliato e dorato.

frontoneSM
tabernacolo

 

Ogni parte dell'altare maggiore è ricca di particolari di valore. Sotto vediamo il paliotto deturpato con una deposizione di Cristo non originale. Prima del 1977 il paliotto racchiudeva entro le due edicole laterali le figure dell'arcangelo Gabriele e della Vergine Maria la tela della Madonna con Bambino e san Vigilio. Ai lati stanno due dettagli delle colonne accoppiate che sostengono il frontone, popolate di putti posti su tralci di vite e elementi vegetali.

colenne di sinistraantipendio colenne di destra

Ora uno sguardo alla volta dell'abside dove i costoloni si raccordano in alto con una sapiente disposizione dei quattro evangelisti, quattro stemmi araldici e al centro il Padre eterno che ricorda: Ego sum lux mundi, via, veritas et vita.

altare e volta abside   volta abside

 


 

La chiesa ci presenta altri due altari lignei posti nelle cappelle laterali Quello di sinistra è dedicato ai santi Filippo e Giacomo, scolpito tre anni prima dell'altar maggiore dallo stesso artista, Pietro Strobel di Cles. Ecco l'altare e la sua pala

altare maggiore
pala altare di sinistra

 

Ed ora l'antipendio con una deposizione non originale, accanto il paliotto originale fornito di una cornice scolpita da Zadra Norberto di Tres e posto sopra l'uscio della sacrestia.

 

antipendio_altare_sx
paliotto Molinar

Di fronte, sul lato sud è pure interessante il terzo altre ligneo scolpito da Vigilio Prati di Cles nel 1735, La pala che raffigura i santi Pietro e Paolo era opera antecedente del pittore di Vervò Gio Sembianti l'anno 1676.

altare Pietro Paolo    pala altare dei santi Pietro e Paolo

 



Nella navata, con volta a costoloni, si aprono le due cappelle laterali con gli altari appena descritti e in fondo mostra una bella acquasantiera di marmo rosso del 1616.  Al centro della parete di fondo è appeso un tradizionale gonfalone rosso usato nelle processioni e ai lati e sulle pareti laterali stanno le settecentesche tele che raffigurano 10 apostoli.

navata    acquasantiera

Nel presbiterio danno luce alla chiesetta due bei finestroni con le antiche vetrate e altre due tele antiche raffiguranti la  Cristo e la Vergine. Accanto al portoncino laterale trova posto un elegante, semplice acquasantiera.

vetrata nord    acquasantiera piccola  vetrata sud

Per completare l'aspetto della navata ecco le figure di quattro apostoli dipinti sulle tele settecentesche e il terzo finestrone con la sua semplice vetrata.   

due apostoli
due apostoli e vetrata

 

Nel giorno del patrono san Martino, 11 novembre, viene celebrata nell'antica chiesa la santa Messa e per l'occasione, calata la tela della pala centrale, si svela una statua di San Martino in tutto tondo. Non è quella originale che richiamava la rappresentazione della  pala con la Madonna e i Santi.
Nel coro, dietro l'altare, è ancora visibile l'affresco di San Martino a cavallo che condivide il suo mantello col mendicante.

Statua di san Martino
affresco del coro
Statua di San Martino
Affresco dietro al coro

Meritano un’attenta osservazione le quattordici stazioni della Via Crucis lungo la strada di accesso al cimitero e alla chiesa. Nel 1832 furono restaurati i primi capitelli del 1744 e sostituiti i quadri con tele dipinte da Melchiorre Rizzardi di Coredo. In quell'occasione, come ultima stazione della Via Crucis fu costruita la cappella del Santo Sepolcro che serviva da camera mortuaria e da ossario. All'interno era raffigurata l'immagine della Madonna. Nel 1878 furono fatti dei lavori di restauro ai capitelli della Via Crucis e del Santo Sepolcro anche con le offerte dei vicini. Il 26 luglio l’opera fu benedetta con solennità. Nel 1914 le raffigurazioni dei capitelli furono sostituite da quadri policromi di terracotta in altorilievo della fabbrica J. Heindl di Vienna sistemate in capitelli posti a monte del nuovo percorso della strada del 1898. Nel 1945 le sorelle Conci (Zigante) Emma, Maria e Natalia sostennero la spesa per il restauro dei capitelli della Via Crucis, come attesta una lapide sulla parete di destra del sepolcro.

Ultimamente furono restaurate con grande perizia dal signor Lino Biasi, amico di Vervò. La quattordicesima stazione della Via Crucis è il capitello all’interno del cimitero conosciuto col nome di “il santo Sepolcro”. Il pregevole affresco dell'anno 1912, opera del pittore trentino Metodio Ottolini di Aldeno (1882 -1958),  rappresenta la deposizione di Cristo. Rincresce che una ampia striscia di umidità abbia danneggiato l’opera.

Cappella del Sepolcro
deposizione
Il santo Sepolcro
Deposizione

 




Trascrivo le note illustrative che sono appese sulla parete interna della chiesa.

Gli altari della chiesa di San Martino

La chiesa di San Martino vede i suoi inizi come edificio di culto in data molto anteriore al 1400. Il vescovo ariense frate Vitale degli Ermitani, nel marzo del 1401, consacrò l’altare della cappella dedicandolo a San Martino. Nel 1431 fu ottenuta licenza di collocarvi il battistero (ora nella chiesa di Santa Maria in paese) con gli Oli Santi e di avere un tabernacolo. Nel 1513, la comunità di Vervò ebbe il privilegio di avere un cappellano fisso e fu deciso di ampliare la cappella.

La chiesa attuale, con navata rettangolare, abside pentagonale reticolata e chiavi di volta recanti gli stemmi dell'Impero, del Principato vescovile di Trento, dei conti di Tirolo e di Bernardo Clesio, è assegnabile alla prima metà del XVI secolo e venne consacrata il 27 novembre 1558 con tre altari. L’affresco della parete absidale raffigurante san Martino e il mendicante e quelli della volta absidale raffiguranti il Redentore benedicente e i Quattro Evangelisti si possono far risalire a prima della data di consacrazione.

Nel 1669 ignote maestranze intagliarono il tabernacolo eucaristico in legno policromo e parzialmente dorato, a pianta ottagonale, con figure di santi a tuttotondo collocate fra le colonne poste ai vertici e ornato di un loggiato superiore. Il tabernacolo, purtroppo, ha subito perdite causate da furti. L’opera mostra evidenti affinità stilistiche con il tabernacolo della chiesa di Cavizzana in Val di Sole, ritenuto opera di Gian Domenico Bezzi.

Al 1672 risale la costruzione delle due cappelle laterali rispettivamente dedicate ai santi Filippo e Giacomo (a sinistra) e ai santi Pietro e Paolo (a destra).



I tre altari lignei.

Altare di sinistra

L’intagliatore Pietro Strobl Cles 1642-1706 eseguì nel 1683 l’altare ligneo dei santi Filippo e Giacomo, che fu dorato nel 1716 da Giovanni Battista Costanzi e fu degnamente completato con un antipendio in cuoio impresso e dipinto con l’immagine del precursore Giovanni Battista dal pittore Giacomo Molinari che lo firmò “JACOB/MOLINAR F.” (F per fecit = fece).

I santi apostoli titolari sono inoltre raffigurati nella pala dipinta da un anonimo artista di ambito locale nel 1673. Dall'altare sono state trafugate le due statue lignee laterali raffiguranti i santi Vigilio e Nicolò e l’Annunciazione con Angeli anch’essa in legno, originariamente collocata a coronamento del timpano. Ora il pregevole antipendio in cuoio è fissato sopra la porta della sacrestia racchiuso da una recente cornice in legno intagliata dall’artista di Tres Zadra Norberto.

Altare maggiore

All'intagliatore Pietro Strobl (Cles 1642-1706) fu commissionato nel 1686 l'altare maggiore con struttura architettonica a quattro colonne, timpano sovrastato dalle sculture raffiguranti il Padre Eterno in alto con sotto la colomba dello Spirito Santo e ai lati gli Angeli: più in basso due sculture laterali rappresentanti i santi Vigilio e Stefano, trafugate anni or sono. II monumentale complesso è stato dorato nel 1703 da Tomaso Oradini. Nel 1712 Giacomo Strobl (Cles 1675 - 1749-) ricevette l'incarico di completare il grandioso altare maggiore eseguito dal padre e pertanto intagliò il paliotto, dorato l’anno successivo (1713) da Giovanni Battista Costanzi, che racchiudeva entro edicole le figure (trafugate nel 1977) dell'Arcangelo Gabriele annunciante e della Vergine annunciata e al centro presentava la tela della Madonna con Bambino e san Vigilio anch'esso trafugato nel 1977 e attualmente sostituito da una tela tardo seicentesca con il Compianto sul Cristo morto. II pittore Giovanni Felicetti dipinse nel 1715 la tela a olio illustrante la Madonna con Bambino, san Martino che divide il mantello al mendicante, di san Giacomo maggiore e due angeli in alto. Questa pala chiude la nicchia centrale dell'altare ove è collocato il gruppo ligneo di san Martino e il povero infreddolito.

Altare di destra

Nel 1735 l'intagliatore Vigilio Prati ebbe l'incarico di eseguire l'altare ligneo laterale dei santi Pietro e Paolo, provvisto di antipendio, colonne e semi colonne tortili che fu dorato e dipinto nel da Bartolomeo Costanzi di Faver, come confermano le iscrizioni scoperte durante il recente ultimo intervento di restauro sulle facce esterne dei plinti contro il muro e dietro una delle colonne. L’altare racchiude la pala dei principi degli apostoli, dipinta dal pittore locale Giovanni Sembianti nel 1676. Fino a pochi anni fa era provvisto delle originarie statue lignee dei santi Giacomo e Giovanni Evangelista, anch’esse trafugate.



I tre altari lignei della chiesa di san Martino sono stati oggetto di recenti restauri in amministrazione diretta da parte della Provincia Autonoma di Trento – Servizio beni culturali – Ufficio Beni storico artistici effettuato dalla ditta Arrighetti e Tomasoni sotto la direzione lavori dell’architetto Ermanno Tabarelli de Fatis con l’assistenza del geometra Roberto Ceccato.


Alte cose notevoli

All’entrata fa bella mostra l’acquasantiera in pietra rossa di Trento e, presso la porta laterale sinistra l’acquasantiera a muro di ridotte dimensioni fatta del medesimo materiale lapideo e di analoga fattura esecutiva.

Appese alle pareti laterali e sulla contro facciata, si possono ammirare le tele settecentesche raffiguranti la Vergine, Cristo e dieci santi apostoli, identificabili nei rispettivi attributi iconografici.

Il portale monumentale di accesso è opera dei tagliapietre Giorgio Cogol da Cusiano e Cristoforo Rauz da Brez che ebbero un compenso di 55 talleri.

Il campanile romanico di data remota si presenta da solo nella sua elegante struttura. La parte terminale, oltre la cella, campanaria è del 1700.




Note:Dall’inventario di venerdì 3 gennaio 1494 dell’archivio parrocchiale si desume che in precedenza c’erano due altari posti lateralmente dedicati a san Pietro l’uno e l’altro a san Giacomo.

Nell’urbario della chiesa di San Martino del 1777 è scritto “In mezzo a detto altare v’è un nicchio in cui troneggia un gruppo ligneo di san Martino che condivide il suo mantello con il mendicante, il tutto ben colorito e indorato”.
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