La pace per mezzo delle armi distruttive Non riesco a concepire il raggiungimento della pace per mezzo delle armi
distruttive delle persone, delle strutture civili e produttive, dell'ambiente stesso.
Al più si potrà pervenire alla pace con la vittoria di una parte sull'altra che
manterrà le divisioni fra le popolazioni dei vinti e vincitori
Fra due che stanno lottando aspramente, al di là di conoscere le ragioni del dissenso, se ci si sente abbastanza forti si cerca di separarli affinché che la lite non degeneri con gravi conseguenze per entrambi, per ricondurre lo sfogo di violenza a un confronto accomodante e sereno. Ma non è così per i grandi della terra. Essi cercano la pace prendendo parte attiva fornendo con le loro potenti armi a una o l'altra parte ritenendo di vedere nell'altro "il nemico" e gli occidentali non mettono a rischio i loro soldati. I governanti delle due parti, presi dall'ansia di prevalere, persistono nel confronto brutale e violento, indifferenti a milioni di profughi a migliaia di morti nei due eserciti, alle numerose morti dei civili e alle distruzioni di città e centri abitati nella certezza che ... si arriverà alla pace e ....alla ricostruzione. Come può succedere tutto questo in una civiltà che sembrava impegnata a raggiungere solidarietà, cooperazione, coesistenza pacifica e rispetto reciproco fra i popoli? I cittadini delle nostre democrazie in gran parte assistono alla presente guerra con curiosità interessata attendendo che l'esito di eventi sia favorevole alla propria parte. Imprecano contro i loro governi per il caro vita, le le tasse, per la mancanza di lavoro, ma non alzano la voce contro la causa prima di tutto ciò: il credere che la pace si possa realizzare con la barbarie, l'insensatezza delle armi, sperando che il male altrui porti bene a se stessi.
Scrivevo tempo fa:Tutti condannano a gran voce la violenza e la ritengono non rispettosa dei diritti dell'uomo. Nelle vicende quotidiane questo giudizio negativo in concreto vale quando si parla di altri. Non è giusto, poi, interpretare il grido di NO ALLA GUERRA, che
affiora nella maggioranza delle persone come desiderio sincero di pace, se nello
stesso tempo i governi autorizzano l’uso della guerra per arrivare alla pace e i loro
cittadini lo accettano come scontato, quasi come inevitabile. No alla guerra significa
ripudio della guerra sincero e impegno per mettere in campo tutte le proprie capacità
per estendere i
Il desiderio di pace è di tutti, ma il ripudio della guerra non lo è
ancora. Neanche il ripudio della guerra preventiva sembra patrimonio culturale
condiviso da tutti, anzi pare che in questo senso l’umanità abbia fatto passi indietro
dopo la caduta del muro di Berlino che faceva sperare in un confronto dialogante fra
le parti. Stiamo a vedere se accanto al progresso tecnologico ed economico, si farà
largo anche un progresso civile coerente tra parole e fatti. NO WAR per il momento e sempre. E-mail: p_comai@alice.it |