No alla guerra, senza se e senza ma

No si arriva alla pace fornendo armi distruttive

Vervò, 12 giugno 2022 Piergiorgio Comai

La pace per mezzo delle armi distruttive

Non riesco a concepire il raggiungimento della pace per mezzo delle armi distruttive delle persone, delle strutture civili e produttive, dell'ambiente stesso. Al più si potrà pervenire alla pace con la vittoria di una parte sull'altra che manterrà le divisioni fra le popolazioni dei vinti e vincitori (vedi Palestina Israele), o a una pace per sfinimento delle parti in lotta che che si ripromettono di avere una rivincita appena possibile. Non con armi sempre più potenti si raggiunge quella pace che potrà proiettaci in un mondo (piccolo mondo raggiungibile da ogni singola persona) dove i diritti degli uomini sono per tutti gli uomini, dove le le persone caratterizzate da culture diverse non si sentano superiori una dell'altra e che vedano negli altri gruppi il fratello e non il nemico. Sento in me un non so che di incomprensibile nel assistere ai vari capi di stato che si recano dal Papa, unica voce ferma e risoluta contro la produzione e uso delle armi. Incontro tra il diavolo e l'acqua santa, mi viene da dire. Spero che che abbia la meglio l'acquasanta. Mi domando poi: "Per ... confessarsi, per cercare di "convertirlo" a più realismo come capo dello Stato vaticano? Non so. Spero che non invochino anche la benedizione per il loro sforzo di arrivare alla pace con l'uso sciagurato, inumano delle armi, indifferente alle sofferenze del mondo e dell'ambiente. Il Papa ascolta e soffre e prega: è un esempio di cosa voglia dire dialogare senza l'uso di armi o di scomuniche. Non Tutte le religioni hanno queste certezze e neppure è chiara in molti componenti della chiesa cattolica e nelle sue gerarchie, forse memori del passato di crociate o ancora intimamente avversi al COMUNISMO che merita di essere combattuto ... anche con le armi.

Vagando per i boschi della mia zona colgo come la natura sia rassicurante, forte, espressione di vita che si rinnova senza dare nell'occhio e svela nuove bellezze. Poi il pensiero va ai pericoli che corre la nostra società per le epidemie, per le calamità naturali da ascrivere all'insensata corsa al progresso materiale riservato a pochi con conseguenze nefaste per l'ambiente, pericoli per le guerre nel mondo, soprattutto questa ultima guerra fra Ucraina e Russia alla quale il mondo occidentale dice di non essere coinvolto, di non essere in guerra soltanto perché non invia gli eserciti, pur continuando a rifornire di armi più potenti l'Ucraina usata come testa di ponte contro la Russia e cercando nuovi stati che le si oppongano.

Fra due che stanno lottando aspramente, al di là di conoscere le ragioni del dissenso, se ci si sente abbastanza forti si cerca di separarli affinché che la lite non degeneri con gravi conseguenze per entrambi, per ricondurre lo sfogo di violenza a un confronto accomodante e sereno.

Ma non è così per i grandi della terra. Essi cercano la pace prendendo parte attiva fornendo con le loro potenti armi a una o l'altra parte ritenendo di vedere nell'altro "il nemico" e gli occidentali non mettono a rischio i loro soldati. I governanti delle due parti, presi dall'ansia di prevalere, persistono nel confronto brutale e violento, indifferenti a milioni di profughi a migliaia di morti nei due eserciti, alle numerose morti dei civili e alle distruzioni di città e centri abitati nella certezza che ... si arriverà alla pace e ....alla ricostruzione.

Come può succedere tutto questo in una civiltà che sembrava impegnata a raggiungere solidarietà, cooperazione, coesistenza pacifica e rispetto reciproco fra i popoli? I cittadini delle nostre democrazie in gran parte assistono alla presente guerra con curiosità interessata  attendendo che l'esito di eventi sia favorevole alla propria parte. Imprecano contro i loro governi per il caro vita, le le tasse, per la mancanza di lavoro,  ma non alzano la voce contro la causa prima di tutto ciò: il credere che la pace si possa realizzare con la barbarie, l'insensatezza delle armi, sperando che il male altrui porti bene a se stessi.

Ci sono state e ci sono ancora le voci che credono e manifestano sia possibile considerare tutti gli uomini uguali e non divisi da muri virtuali o reali, che è possibile la coesistenza e la solidarietà, la fratellanza, la capacità di riconoscere i propri sbagli, la capacità di perdonare, uomini che hanno le loro famiglie, che lavorano, che sono preoccupati del domani, dei loro figli e nipoti. Ma nella soprastruttura politica poi prevalgono troppi egoismi personali, egoismi nazionali o ... supernazionali.

Scrivevo tempo fa:Tutti condannano a gran voce la violenza e la ritengono non rispettosa dei diritti dell'uomo. Nelle vicende quotidiane questo giudizio negativo in concreto vale quando si parla di altri.

Non è giusto, poi, interpretare il grido di NO ALLA GUERRA, che  affiora nella maggioranza delle persone come desiderio sincero di pace, se nello stesso tempo i governi autorizzano l’uso della guerra per arrivare alla pace e i loro cittadini lo accettano come scontato, quasi come inevitabile. No alla guerra significa ripudio della guerra sincero e impegno per mettere in campo tutte le proprie capacità per estendere i diritti dell’uomo, la giustizia, la solidarietà, praticare una vera democrazia, con scambi, con il rigido controllo della produzione e del commercio delle armi, dando segnali concreti al disarmo nucleare anche dai potenti, anzi cominciando dai potenti.

Il desiderio di pace è di tutti, ma il ripudio della guerra non lo è ancora. Neanche il ripudio della guerra preventiva sembra patrimonio culturale condiviso da tutti, anzi pare che in questo senso l’umanità abbia fatto passi indietro dopo la caduta del muro di Berlino che faceva sperare in un confronto dialogante fra le parti. Stiamo a vedere se accanto al progresso tecnologico ed economico, si farà largo anche un progresso civile coerente tra parole e fatti.

NO WAR per il momento e sempre.

E-mail: p_comai@alice.it

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