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Parole vuote di pace - Fatti concreti di guerra

Sono passati sei anni dal mio ultimo commento Pace-Guerra. Anche gli entusiasmi della minoranza pacifista dei cittadini si sono assopiti. Da qualche balcone sventolano ancora i colori della pace. Tuttavia si susseguono incontri ad alto livello per raffreddare le zone di attrito e spegnere i fuochi dei molti conflitti in atto. I passi in avanti sono veramente pochi. Si ha l'impressione che sotto la guida di Obama, Nobel per la pace,si muova qualcosa: ritiro dei soldati americani dall'Iraq, firma del trattato Salt 2 con la Russia a Praga, meno appoggio acritico verso il governo israeliano. Anche l'impegno per estendere l'assistenza sanitaria negli Usa può essere visto come un passo verso la pace, pace che vuol dire giustizia, solidarietà, verità, capacità di guardare al prossimo oltre che ai propri interessi. Purtroppo manca un sostegno ai propositi di pace dalla maggioranza delle popolazioni e soprattutto dalle classi dirigenti che possono condizionare le persone comuni tanto da chiamarle "mia gente". Il popolo comune si aspetta giustizia e dignità, ma la nostra società dove impera lo slogan meglio poco che niente mi richiama il povero al tavolo del ricco epulone e non un mondo di solidarietà. La pace è reclamata da Ovest e da Est, da cristiani e da munsulmani, da credenti e da atei. In pratica che succede? Il più forte firmerebbe la pace a patto che il più debole rinunci quasi del tutto alle proprie richieste ed esigenze. Quando penso alla guerra in atto, pur non dichiarata, fra Paletinesi ed Israeliani mi par di vedere un figlio discolo ancora bambino che viene massacrato di botte dal padre per le sue marachelle. E in questi casi talvolta ha più ragioni il bambino che il padre. In ogni caso le pesanti botte sono sbagliate come le guerre di missili, carriarmati, aerei senza pilota che colpiscono nel mucchio per intimorire, non per dialogare. I potenti dichiarano "con durezza e virilità" di voler stroncare con la loro potenza di fuoco le ribellioni. Anche nel caso che in linea di principio fossero giustificabili, il più forte non dovrebbe usare violenza in casa d'altri. Mi pare che le ragioni di difesa sbandierate siano legate al mantenimento dei propri interessi più che alla difesa del proprio territorio. Non c'è federalismo che tenga: il mio è mio e il tuo pure. Speriamo che la volontà di ridurre gli armamenti atomici fra USA e Russia convincano l'Iran a non imboccare la strada del deterrente atomico e che India, Cina, Pakista, Francia, Granbretagna e altri stati con armammenti atomici prendano la decisione di ridurli per arrivare poi alla loro eliminazione. C'è il pericolo che sia uno spot contro Iran e Corea del Nord. Perché, ad esempio, Usa ed alleati non esigono chiarezza da parte di Israele? Se non si cammina per l'eliminazione degli armamenti atomici il desiderio di giustizia, di indipendenza e di possibilità di inerculturalità sarà un'illusione: le potenze atomiche comandano e gli altri popoli si adeguano sperando nella magnanimità di queste e si adattano ad avere come loro rappresentanti personaggi amici delle nazioni forti. Cosa ci possiamo aspettare di diverso dalla media dei cittadini degli stati a indipendena limitata? Per spirito di sopravvivenza ci si acquieta, altrimenti che macello. Ecco cosa succede in Afganistan(da Emrgency): "Alle 11.00 di questa mattina, abbiamo iniziato a ricevere i feriti di un'esplosione avvenuta nel villaggio di Babaji, a mezz'ora di macchina da Lashkar-gah. Era giorno di Mellà, il mercato tradizionale che si sposta ogni giorno in un villaggio diverso. La gente lavora sodo tutta la settimana per portare i propri prodotti da vendere al mercato. Si trova veramente di tutto, dall'artigianato, agli animali, ai vestiti, agli alimentari. Improvvisamente, in mezzo alla folla, c'è stata una violentissima esplosione e poi urla, grida e sangue dappertutto. La prima ambulanza ha portato all'ospedale di Emergency sei bambini, feriti e terrorizzati. Gambe, braccia, mani, visi pieni di sangue e bende. Non uno che piangesse. Abbiamo perso il conto delle ambulanze che sono entrate dal nostro cancello. L'ultima ha trasportato Noor Ali, sette anni, due ferite sulla natica e sulla coscia destra. Era alla fiera anche lui con suo padre, per comprare delle pecore. All'improvviso c'è stata l'esplosione: tra la gente che scappava urlando, ha visto il padre, illeso, e l'asino con cui erano arrivati a terra, morto. Noor Ali era inconsolabile, ma non per il dolore: nell'esplosione avevano perso il bene più importante per la sua famiglia. In tutta la giornata, abbiamo ricevuto 29 pazienti, 20 sono stati operati, 9 sono astati medicati e torneranno fra due giorni per i controlli del caso. Dei 20 ricoverati, 11 sono bambini." Non c'è da meravigliarsi che Gino Strada, testimone di questa ed altre strazianti situazioni, sia contro la guerra, sempre e comunque. Eppure siamo assuefatt di sapere che un uomo uccide un altro uomo, godiamo della morte di ... talebani, rivoltosi, uomini di Hamas, di Alqaeda e piangiamo la perdita di uno dei nostri.

Un articolo di WAR RESISTERS LEAGUE dice:

I numeri delle spese di guerra sono esorbitanti oltre un milione di milioni di dollari spesi fino a questo momentoper l'invasione e l'occupazione dell'Iraq e dell'Afganistan dall'ottobre 2001. Quasi metà delle tasse va al Pentagono ed ai contractors (appaltatori) militari. Le città e gli stati stanno chiudendo scuole, tagliano i servizi e licenziano impiegati. Migliaia di civili e soldati sono stati uccisi senza alcuna evidenza che il mondo sia più sicuro.

Questa Lega di resistenti alla guerra si attiva per rifiutare il pagamento delle tasse e per far capire la disumanità della guerra e della sua inutilità pratica a lungo termine.

No Nukes! No Wars! Fund Human Needs! Protect the Environment!

La rivista mensile dei Comboniani oltre a pensare e alla povertà del mondo, materiale e spirituale, non si stanca di stimolare la nostra sensibilità per segnalare lo scandalo delle risorse impegnate per gli armamenti. Leggo appunto un articolo sul penultimo numero che tratta l'argomento e trascrivo l'introduzione. Per l'articolo completo si può seguire questo link: Ci siamo tanto armati

Industria della difesa. Ci siamo tanto armati
Gianni Ballarini
fungo atomico
Dal Rapporto annuale sull’import ed export di armi in Italia emerge non solo un boom di autorizzazioni nel 2009, ma anche un costante flusso di denaro che affluisce nei conti delle banche che appoggiano il business. È poi dichiarata la volontà dell’esecutivo di modificare la legge 185 del 1990, togliendo molti vincoli al commercio armato. A rischio la trasparenza del mercato.

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