Le voci contro la guerra stanno divenendo rapidamente un coro

Sharon Schmickle

Star Tribune

Pubblicato il 25 dicembre  2002 PEAC25

 

Una delle fotografie che Steve Clemens portò a casa dall'ultima settimana nel Medio Oriente lo mostra, su una strada frequentata Bagdad, con un cartello esprime la sua posizione sulla crisi che s'avvicina: "No War!

Non tutti quelli che si oppongono all'entrata in guerra sono pronti a seguire i passi di Clemens da Minneapolis all'Iraq. Ma un numero crescente di Twin Citians (abitanti di Minneapolis e St. Paul) sta echeggiando lo slogan"No WAR".

Da bandiere nel giardino, a servizi della chiesa, a riunioni stradali, le loro voci si levano contemporaneamente alla tensione per quanto gli ispettori dell'ONU sugli armamenti potranno trovare in Iraq e per come gli Stati Uniti risponderanno.

 

 La Chiesa United Methodist di Hennepine Avenue in Minneapolis piantò un segnale contro la guerra nel suo giardino il 15 dicembre. Ora fa fatica a rispondere alle richieste dei congregati che vogliono portare a casa questi segnali, come disse il rev. Dennis Oglesby Jr.

 

Steve Clemens  e Pietro Thompson

"Quando la minaccia di guerra si affaccia, noi dobbiamo parlare come chiesa contro la volontà di distruggere la vita umana.", dissero. "Noi crediamo di essere capaci di propositi molto più alti.”.

 

Più di una dozzina di chiese di Minneapolis e St. Paul  -- comprendenti luterani, cattolici, presbiteriani ed altre fedi -- ha riunito attivisti di pace per preparare una funzione alla luce delle candele per domenica in St. Joan di Arc Church in Minneapolis. Sarà dedicato ai bambini dell'Iraq che sono diventati un punto focale nella battaglia per un appoggio pubblico nel conflitto.

Ci può essere poco dubbio che gli 11 milioni di bambini dell'Iraq già abbiano pagato un prezzo pesante per la guerra e le sue conseguenze. L'UNICEF riportò recentemente che essi sono ammalati in percentuali allarmanti a causa di malnutrizione, dell'acqua sporca e di altri problemi. In media, ciascun bambino sotto i 5 anni soffre di diarrea seria 14 volte per anno e molti di loro muoiono per questo. Almeno il 23 percento di bambini in età scolare hanno abbandonato la frequenza alle classi per aiutare il sostentamento della famiglia.

 

Il dibattito comincia con la domanda di chi biasimare. La risposta bipartitica da tre amministrazioni in Washington è stata Saddam Hussein.

 

 Il presidente dell'Iraq avviò le difficoltà una decade fa lanciando attacchi costosi all'Iran, al Kuwait e all'Arabia Saudita, dicono gli ufficiali Americani. Da allora poi lui ha sfidato i termini di una sistemazione dell'ONU circa la Guerra del Golfo del 1991 e portò sanzioni economiche sul paese. Le Nazioni Unite hanno aiutato i bambini lasciando che l'Iraq vendesse petrolio per cibo e medicine, ma Saddam imbrogliò pure su quel programma, dicono.

 

"Solo dopo la Guerra del Golfo Saddam Hussein costruì 48 palazzi sontuosi per lui", disse lo State Deparment in un rapporto rilasciato in questo mese. "Si stanno esportando per rivendita esterna, nel frattempo, approvvigionamenti farmaceutici intesi per bambini ammalati. Medicina e approvvigionamenti medici, che sono disperatamente necessari per i bambini, frequentemente sono ritardati perché membri del regime richiedono tangenti dai fornitori.”.

Questo argomento sta a significare che l'atto più umano per i bambini dell'Iraq sarebbe rimuovere Saddam, anche se richiede la forza militare.

 

Un punto di vista diverso

 

Attivisti di pace insistono, in ogni caso, che gli Stati Uniti sono stati di mano dura -- prima durante la Guerra del Golfo e d'allora in poi con sanzioni e bombardamenti per imporre le no-fly zone. Quale che sia l'intenzione politica, le vittime troppo spesso sono bambini, loro dicono.

 

Nel sud dell'Iraq Clemens visitò il luogo ritenuto il Giardino dell'Eden vicino ai fiumi Eufrate e Tigri. Quello che vide non era paradiso: impianti per trattamento di acqua stagna, una scuola cadente e un ospedale dove bambini sono trattati per cancro che il governo iracheno imputa a radiazione dai resti di armi Americane.

 

Quella notte Clemens scrisse nel suo diario: "Il mio presidente, la mia nazione vuole usare questi bambini vulnerabile in un gioco macabro di ' chicken' col vecchio alleato diventato nemico di suo padre [il primo Presidente Bush]. La minaccia di una guerra incombente  che nessun altro al mondo vuole . . . mette di nuovo il Giardino dell'Eden in pericolo."

 

Clemens, di 52 anni, prese un permesso dal suo lavoro di direttore delle donazioni per Habitat for Humanity in Minneapolis, salutò sua moglie e due figli e se ne andò in Iraq il 30 Novembre. Lui e l'avvocato di Minneapolis Pietro Thompson ebbero il permesso per il paese ermeticamente sorvegliato come volontari per Voices in Wilderness con sede in Chicago che chiede di togliere le sanzioni contro Iraq. Il gruppo pubblicò a Novembre una dichiarazione in cui si dice che è stato notificato dal Reparto della Tesoreria Americano l'ingiunzione di pagamento di $20,000 in multe per la rottura delle sanzioni durante le visite regolari in Iraq.

 

Quelli del Minnesota lasciarono l'Iraq il 15 dicembre, ma altri col gruppo rimasero a Bagdad dove alcuni dicono che staranno con il popolo iracheno durante le attese ostilità.

 

Per essere sicuro, Clemens disse, Saddam è "un dittatore brutale, vizioso" che dirige uno stato totalitario dove i cittadini non si azzardano ad esprimere le loro menti. Gli ufficiali dell'Irak sorvegliarono ogni movimento di Clemens nel paese.

 

Lui andò, disse, per essere vicino al popolo iracheno e per comunicare loro che essi non sono il mio nemico e che, con buona speranza, io non sono il loro nemico e  che quanto sta facendo il mio governo non lo sta facendo nel mio nome.

 

Più vicino a casa, quasi 4,000 cittadini di Minneapolis e St. Paul (Twin Citians) hanno acquistato segni di prato contro la guerra che sono venduti per $10 ognuno da Women Agains Military Madness (WAMM Donne Contro Pazzia Militare ) e da St. Joan di Arch Church, disse Marie Braun, una organizzatrice delle vendite. I gruppi stanno arruolando anche gli abitanti del Minnesota (i Minnesotans) per una protesta nazionale alla guerra per metà gennaio.

 

Gli attivisti di pace dicono che le loro voci sono sommerse dal rullo di tamburi di guerra provenienti da Washington. Noi dobbiamo misurarci con la macchina della propaganda che ha cullato gli americani in sostegno alla guerra, disse la Braun in una lettera che fa appello agli attivisti di sostenere la causa.

 

Circa metà degli americani appoggiano l'azione militare in Iraq, secondo recenti sondaggi, ma molti in buon numero hanno anche riserve circa il conflitto. Più di due-terzi di americani credono che l'amministrazione Bush ha fallito nel convincere che una guerra è giustificata, secondo un sondaggio del Los Angeles Time pubblicato il 17 dicembre.

 

Altri sondaggi riferiscono che gli americani non classificano il problema dell'Iraq come una priorità per il presidente e per il Congresso. Un sondaggio di NBC News/Wall Street Journal condotto il primo Dicembre riportò che l'economia, la lotta al terrorismo e le spese per la cura della salute, sono visti come problemi più incalzanti.

 

Per Kate Wagner di Minneapolis, la preoccupazione più  forte torna ai bambini. Lei e le altre madri di piccoli bambini si infagottarono lo scorso mercoledì e si riunirono circa 100 membri di WAMM per una veglia di pace sul ponte che unisce il fiume di Mississippi alla Strada del Lago in Minneapolis.

"Questa è la mia prima volta che faccio questo", Wagner disse. "Ci stavo pensando molto ultimamente. Il mio senso di buon essere madre si estende oltre la cura per i miei propri bambini per abbracciare tutti i bambini.

 

Dozzine di conducenti suonarono il clacson alla vista dei segnali contro la guerra, un gesto che i dimostranti presero come appoggio per il loro messaggio. Due uomini in un furgone bianco, comunque, attraversarono lentamente il ponte gridando, "Bombardiamo l'Iraq! Bombardiamo l'Iraq!

 

Sharon Schmickle si trova su:   sschmickle@startribune.com.

 
 

 

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