Una serata diversa


Sei maggio 2017: La comunità di Predaia si ritrova a Vervò per una serata di serenità con il coro Sette larici e alcune voci di poeti locali

A Vervò si è svolta, questa sera 6 maggio 2017, una lodevole iniziativa per mettere in evidenza l'aspetto culturale delle attività che ci sono all'interno del comune. Molti di noi conoscono la presenza dei cori affermati "Antares" e "7 Larici" e tante realtà di cori parrocchiali ed anche di persone che coltivano l'amore per esprimere i loro sentimenti ed emozioni con la poesia: persone presenti e del passato già lontano (Chini Anselmo, Bortolo e Beppo Sicher ed altri, anche se meno conosciutti). Così la commissione cultura ha preparato questa serata per far risentire le loto voci e le loro melodie. L'assessore Elisa ci ricorda che il tema ricorrente dell'anno nelle varie manifestazioni è e sarà quello di una cultura di pace.

pace

Persone da tutte le frazioni sono convenute alla sala Polifunzionale di Vervò, per conoscersi meglio e, forse, curiose di scoprire gli aspetti culturali che stanno attorno a noi. Dai contiunui applausi a poeti e coristi si è sentito il calore della partecipazione. Non è facile interessare l'uditorio all'ascolto di poesie che avrebbero bisogno di una seconda lettura per comprenderne l'ispirazione che le anima. Il testo di esse era opportunamente riprodotto in un opuscolo a disposizione di tutti. Una in particolare, "L'ultima rosa" di Ida Seppi di Vion, sentivo che aveva un certo profumo e rievocava le serenità che danno le rose e le farfalle, con una sfumetura di nostalgia. Non era stato ambientata. A casa, nel rileggerla, ho trovato nei vari passaggi quasi una composizione autobiografica dell'aurice, nata di maggio, spensierata a scavlcare muri, l'ebbrezza della gioventù, le prime spine e ... un dolce ricordo, anche se sbiadito.


... si arrampica oltre il muretto

Allegre e spigliate le due poesie di Mariarosa Brida ravvivano l'animo dei presenti e invitano a pensare con leggerezza al tempo passato per poi tornare coi "pièi en tera" e sognare un futuro da affrontare serenamente. Ognuno avrà fatto le sue le proprie valutazioni sulle altrettano interessanti poesie dei nostri poeti locali: le poesie di Anselmo Chini, recitate con emozione dal dinamico presentatore della serata Ezio Trentini, quelle rievocative di Tullio Pancheri di Coredo e di Giorgio Brentari di Smarano, quelle di Marino Dorino Negri, lette dal figlio Beppe, ricordi e riflessioni che invitano a volerci sempre bene come una volta, quelle di di Betty Postal che esprimono sconforto su alcuni aspetti del mondo attuale e invitano a trovare motivi di pace e fiducia nella vita in noi stessi. Non posso certo esismermi dal parlare della parte sonora affrontata con grande passione dal coro alpino "Sette Larici" di Coredo diretto con bravura ed energia dal giovane direttore Massimiliano Cova che gia conoscemmo come valente violinista in altra occasione.


coro 7 Larici

Il coro ha iniziato la su esibizione con una canzone armonizzata dal suo maestro sul testo del poeta di Cles Pier Tommaso Scaramuzza "La me Val", se non sbaglio. Ho colto il verso iniziale: "Mi te saludi bellissima val ... eterna memoria ..." e quello finale: "passà la Roceta planziant te saludi, te mandi en sospir. * - * - * - * -" coro 7 Larici Seguirono poi gli altri canti in due gruppi di quattro. Abbiamo potuto ascoltare un brano inedito molto intenso armonizzato dal maestro del coro. Non si contavano gli applausi e i segni di sostegno al termine di ogni brano per la vivacità e il ritmo dell'esibizione. Il coro è stato trascinato dall'entusiasmo del pubblico a offrirci altre tre canzoni, fuori programma, concludendo col maestoso "Inno al Trentino". coro 7 Larici Dopo gli ultimi applausi, scambiandosi commenti, ricordi e saluti le perone lasciarono lentamente la sala e, per fare ancora due chiacchiere, si portarono nella ex palesta dove li aspettava qualche tartina, qualche dolce e una bibita. Bella serata.

Forse mi aspettavo qualcosa di più impegnativo sul tema della pace. Nell'insieme dai vari pezzi traspariva un'aspirazione alla pace, un sincero desiderio di pase ma senza la possibilità di poter incidere. Il soldato in guerra sente lo strazio che vive ogni giorno, accetta di fare il suo dovere e rivolge il pensiero all' amata, alla mamma, alla famiglia con l'augurio di poter fare presto ritorno a casa. Mi sembra di capire che permanga, sotto sotto, la convinzione e il timore che la guerra, la violenza cruenta, il bisogno di armi siano un qualche cosa di inevitabile nella società ancora adesso. Gli scolari di Vervò sul "Trenino delle notizie" Volume 1 - N. 4 - 31 gennaio 1993 facevano queste riflessioni sulla guerra, più ottimistiche.

Lorenzo

Sara

*** - IL CANTO DELLA PACE - ***

Eric

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