Con mia moglie, in una bel pomeriggio di fine aprile, ho pensato di fare una breve escursione partendo da Torra, sede dell'antica pieve, per risalire verso il rio Panarotta, uscire poi a Vion e ritornare a Torra. Per ambientare l'itinerario ecco tre cartine dei luoghi visitati.
Torra è la sede dell'antica pieve di Sant'Eusebio. Per lunghi anni i parrocchiani, suddivisi nei vari centri abitati, con i loro cappellani dovevano recarsi alla chiesa madre in determinate festività e, per qualche tempo; anche per il battesimo. Le persone di Vervò si incamminavano verso la "Parustela" e le campagne di "Margol" per scendere alla valle del rio "Panarota" e uscire verso la chiesa. Ho voluto ripercorrere il tratto di questo percorso che da Torra sale verso i frutteti (ora) di "Margol" e con mia sorpresa, mi trovo a percorrere un sentiero ben curato e attrezzato. Lo descrivo con varie foto. Nel primo tratto coglie alcuni aspetti del progetto di sistemazione e valorizzazione del Sentiero Torra - Cirò su iniziativa dell'ASUC di Segno.
La passeggiata inizia a Torra da una rustica area di parcheggio e ...
Dopo l'imbocco del sentiero incontriamo il simpatico totem del gufo decorato e scolpito in un tronco di larice conficcato nel terreno, come quelli che si incontreranno poi. Si arriva a un punto di sosta da dove vedi scendere, a balzi, l'acqua del rio Panarotta e, a Sud, la valle con lo stabilimento della miniera S. Romedio. Quindi si arriva a un robusto ponte di legno sul rio che scende da Vion.
Passato il ponte, il secondo totem, che rappresenta una vivace salamandra, ci indica la salita verso il Belvedere. Ci dà il benvenuto una ninfa delle acque e ci invita a deviare a destra verso il "Belvedere". Nel piccolo pianoro sporgente sulla valle sta la tavola con le sue panche ed è limitato da robuste staccionate lignee. La cascata è lì accanto e ci fa sentire il fresco mormorio dell'acqua che rimbalza verso valle; alzando lo sguardo, si presenta un ampio panorama della valle verso il gruppo Brenta. Tornati sul sentiero, si sale fino all'inizio della cascata che passa sotto un semplice ponticello.
Il sentiero attrezzato prosegue voltando a destra. Camminando nel senso opposto ci si porterebbe a Vion. Dopo poco più di cento metri arriviamo alla spianata dell'imbocco della vecchia miniera annunciata dal totem del minatore. Nel centro una grande bacheca mostra, in sintesi, la storia della miniera San Romedio con testo descrittivo e foto. La strada scende poi verso un riposante "Prà del Zirò" Un mostro delle favole ci invita a ritornare.
Torniamo sui nostri passi e vediamo una vecchia segnalazione di un sentiero che porta alla località "Margol" e verso Tres. Il ripido sentiero, che sale alla sinistra della Panarotta; è libero da sterpi ma poco frequentato. Si arriva a un versante intensamente coltivato a frutteti moderni. In particolare il posto è chiamato "Le Palù". Vent'anni fa avevano un altro aspetto, come si può vedere dalla foto sotto. Percorriamo la stradina, fra bosco e frutteti, per un centinaio di metri, fino a un bivio con una strada di campagna. Proseguiamo dalla parte che scende alla Panarotta verso la località Vit. Di nuovo fra frutteti in fiore, sulla destra in alto, vediamo il dosso di Sant'Agnese di Tres, e al di là del rio uno scorcio del "Margol" attuale. Siamo poi arrivati alla strada provinciale che scende da Tres verso Vion e Mollaro.
Qualche giorno prima avevo percorso la stradina che, venendo dal "Prà del Zirò", conduce a Vion attraverso i boschi della "Val de la Nona" e dei "Pini mori". Fuori dal bosco ecco i frutteti in fiore e, poco sotto, l'abitato di Vion. Alzando lo sguardo al di là della valle spicca Castel Nanno col paese omonimo davanti e Tuenno dietro. Poi non può mancare una nuova foto del piccolo centro storico di Vion raccolto attorno alla chiesetta dedicata a San Sigismondo col suo grazioso campanile. Qualche giorno dopo sono riuscito a fotografare l'interno della chiesa in occasione della festa di San Sigismondo. Passiamo per l'ampia piazza ordinata con un enorme ippocastano che riprende il suo vestito primaverile. Ritornando verso a Torra faccio un ultimo scatto alla chiesa di San Sigismondo.
PER FINIRE Questo interessante e piacevole percorso, che può diramarsi in tante direzioni con partenza da quello base iniziando a Torra, mi ha sorpreso assai perché l'iniziativa è stata dell'ASuc si Segno. So che altre Amministrazioni Usi Civici si impegnano a interventi per rendere attraente il proprio territorio oltre che alla stretta gestione dei beni: meritano un plauso. Prima di riprendere la macchina eccovi la piazza di Vion in primavera e delle panoramiche panoramiche sulla valle da Torra.
1513 - CAPITOLI DELLA REGOLA DEI MONTI
1)In perpetuo la regola della montagna di Predaia, Selach, Talvaza, Rodeza, el Corn sia fatta e debba essere fatta nella seconda domenica di luglio di ogni anno nella villa di Vion nel luogo solito e ad essa debbano convenire due regolani di detti paese che saranno a ciò eletti e deputati e che questi regolani siano tenuti a convocare a detta regola gli altri regolani dei colomelli e che tutti debbano comparire nel luogo consueto senza indugio nel giorno solito.
Per concludere cosa c'è di meglio che riproporre la poesia "Glesiòta da Vion" del nostro compaesano Anselmo Chini che dice "Po dòpo i spariva plan plan, ent el scur / e i néva sul mont col pass pu segùr. / Che vita, che stènti! ... Che camminate!, aggiungo io." Glesiòta da ViónGlesiòta da Vión, às pèrs l'alegria: sés io solagna, no giàs compagnia.Sés fòra de man, glesiòta da Vión, no passa pu nzun per la montesón. No sèntes pu i bròzzi passar la domàn. A tòr l'aca santa no ven pu 'n cristiàn. En bòt se fermava le bestie a poussàr: le séva che i àutri i néva a pregiàr. Pò dòpo i spariva plan plan, ent el scur e i néva sul mont col pass pu segùr. Che vita, che stènti! Ma 'n pòc d'aca santa gi déva corazo; li féva contenti. La to ciampanèla la sènti la sera: la sòna, la clama, ancora la spéra. La spéra che i tòrnia, glesiòta da Vión, a tòr l'aca santa, a dir n'orazión. |