Antichi tesori in Val di Non
La chiesa del Doss di Tres 

L'antica chiesa di Sant'Agnese al Doss di Tres -   di Piergiorgio Comai


Accanto ad altre chiese propongo all’attenzione un altro tesoro d’arte della Valle di Non, la chiesa di Santa Agnese di Tres.  Ricordo le descrizioni e illustrazioni delle chiese di Vervò - Santa Maria, San Martino e Cappella dei santi Fabiano e Sebastiano - ed anche di Dres – San Tomaso,  presenti sul sito.

chiesa da estLa chiesa è posta all’estremità meridionale del paese di Tres sul più alto dei suoi tre colli in una posizione dominante. Attorno su due lati sta la zona San cimiteriale ordinata e ben curata con lapidi e fiori. Un detto ricorda che “dal ciampanìl de Tres se conta zento e un paès” e infatti di là, oltre ai paesi che costellano la Valle di Non, si scorge e si ammira tutta la sua cerchia di montagne.San Ceistoforo Anche vista dall’esterno si capisce che ha con sé una storia da raccontare.

Sulla parete dell'abside si vedono le tracce di una immagine della Madonna e di un grande San Cristoforo del XV secolo di cui rimane solo la parte alta. Davanti all’entrata si erge il campanile romanico aderente alla parete ovest formando un atrio caratteristico con arcate a tutto sesto. Sopra l’architrave del portale d'entrata si nota un affresco indefinito e di fronte un frammento di affresco di un angelo che suona la tromba.

lunetta entrata
lunetta
Lunetta: Annunciazione?

Frammento di affresco del porticato


Prima di entrare per scoprire le preziose opere all’interno, per riassumere e comprendere meglio il significato e la storia di questa ammirevole antica chiesa trascrivo il contenuto delle note illustrative esposte su tavole esterne.


Tavola illustrativa - Chiesa di Sant’Agnese: secolo XIV_ XV


portale entrataEdificio in stile gotico. Dinnanzi all’ingresso principale, sopra l’atrio si eleva il campanile di tre piani con cima a piramide. Il portale in pietra ha stipiti ed architrave adorni di foglie e bugnati, di chiaro sapore rinascimentale. Sulla parete esterna dell’abside si ammirano resti di affreschi: affresco abside esterno un S. Cristoforo e una Madonna col Bambino in grembo. L’interno, ad aula unica, è partito in quattro campate con volta a rete e costoloni poggianti su semi colonne con capitelli cordonati e basi ottagonali. L’abside esagonale ha un reticolo a stella scandito da nervature gotiche in tufo intonacato e decorato a finta pietra. Nella parete nord della navata si apre una cappella che ospita un altare ligneo barocco intagliato, dorato e policromato (1648), con quattro colonne a incorniciare la nicchia dove è collocata la statua della Madonna del Rosario vestita che tiene in braccio il Bambino. Anticamente tutta la chiesa era coperta da affreschi che in parte, con l’ultimo restauro (1998-1999), sono stati messi in luce. In particolare, le pareti laterali dell’abside Pietro e Maddalena sono interamente affrescate con episodi della Passione e Resurrezione di Cristo mentre sulla volta sono affrescati i quattro Dottori della Chiesa sulla vela di fondo il Cristo Pantocratore che regge un libro con ai lati i simboli dei quattro Evangelisti; sulle due vele laterali due Profeti. Sulla parete laterale sinistra dell’aula, nelle prime due campate, un’Ultima Cena affiancata da un Cristo trionfante in mandorla. In origine la decorazione proseguiva in basso, su di un secondo registro, con una teoria di Santi (prima meta xv sec.) ora non più leggibile. altra maggioreNella quarta campata, a ridosso del presbiterio, si riconosce Martirio del Beato Simonino. Di fronte, sulla parete di destra, sono due riquadri rappresentanti Sant’Anna metterza, a sinistra, S. Pietro con Maria Maddalena, a destra. Sopra il primo di grande interesse è lo stemma araldico con scritta sottostante che riporta il nome della committenza e la data del 0 giugno 1476. Sull’arco santo è rappresentata l’Annunciazione con a! centro un Cristo benedicente. L’altare ligneo a destra dell’arco santo racchiude un affresco in cui sono raffigurate le Nozze mistiche di S. Caterina d’Alessandria, mentre quello di sinistra inquadra di S. Orsola e le compagne (fratelli Baschenis?). L’altare maggiore, in legno intagliato dorato e dipinto, è affiancato da due colonne su cui s’imposta un timpano spezzato entro il quale è rappresentato il Padre Eterno; ai lati due statue lignee raffiguranti Sant’Agnese e Sant’Orsola. La pala dell’altare, seicentesca, rappresenta il Martirio di Sant’Agnese. Al centro sta l’altare ligneo dorato e dipinto con la pala di scuola veneta del 1631 che illustra il martirio di sant’Agnese. Ai lati dell’arco santo i due splenditi affreschi dei fratelli Baschenis e e le due facciate laterali in cui si apre la cappella con altare della Madonna del Rosario a Nord e la piccola entrata a Sud.



Finalmente entriamo per scoprire le preziose opere all’interno. Al centro sta l’altare ligneo dorato e dipinto con la pala di scuola veneta del 1631 che illustra il martirio di sant’Agnese. Ai lati dell’arco santo i due splenditi affreschi dei fratelli Baschenis e e le due facciate laterali in cui si apre la cappella con altare della Madonna del Rosario a Nord e la piccola entrata a Sud. Nella foto a destra si vede più definito l’elegante arco santo con la rappresentazione accennata dell’Annunciazione con al centro il “Cristo benedicente”.

la navata
presbiterio
La navata a costoloni


Arco santo e presbiterio


Un ingrandimento dell’arco santo mostra la volta dell’abside impreziosita da affreschi di santi. Sullo sfondo spicca lo splendido altare ligneo indorato. Ai lati delle colonne purtroppo mancano dalle loro mensole le due statue romaniche rilevate da un antiquario di Innsbruck, Martin, che dovevano rappresentano s. Agnese, s. Caterina di Alessandria, secondo la descrizione della chiesa scritta da don Paolo Zadra che aggiungerò alla fine..

arcosanto
Altar Maggiore
Volta del presbiterio con gli affreschi

Altare ligneo di Sant'Agnesei


Sulla prima vela del presbiterio a sinistra sono illustrati momenti della passione di Gesù Cristo fino a Cristo risorto. Di fronte, sul lato sud fa entrare la luce un bella bifora ogivale. Di fianco si intravvedono varie figure e simboli identificabili con difficoltà  Qui a fianco momenti della passione di Cristo: in alto orto del Getsemani.

storia di Gesù
Passione e Resurrrezione
Momenti della passione di Gesù Cristo

Decorazioni e figure accennate


Qui sotto due momenti della passione di Cristo che si sviluppano a lato del triangolo  di Gesù risorto.

flagellazione
Passione e Resurrrezione
Flagellazione

Passione e Cristo rissorto

Ai lati dell’arco santo si possono ammirare i due splendidi affreschi dei fratelli Baschenis incorniciati dalle ancone intagliate in legno, colorate e dorate. A sinistra lo sposalizio mistico di S. Caterina, a destra Sant’Orsola e le compagne. Nella formella dell’altare ai lati di un Crocifisso è dipinto a sinistra Giovanni Thumer con i figli e a destra Lucrezia Crivelli con le figlie.

sposalizio sanata Caterina

santa Orsola
Sposalizio di santa Caterina

Sant'Orsola e le compagne

In alto, sulla parete sud accanto all'altare di Sant'Orsola è dipinto lo stemma della famiglia dei Cagnò, a detta di monsignor Paolo Zadra, con la didascalia esplicativa e la data del 1476. “Hoc opus fecit fieri nobilis et egregius vir ser Nicholaus, notarius abitator Rumi, filius quidam nobilis et egregii viri ser Petri quidam nobilis et egregi domini Antonii [Ro]landini de Molario – 1476 die primo mensis junii”. L'affresco in basso raffigura Sant'Anna che accoglie in grembo la Madonna col Bambino.

santa Lucia
Crocifisso 1700
Padre eterno
Angolo dell'altare di sant'Orsola

Stemma dei donatore

Sant'Anna, Maria, Gesù Bambino

scritta

Hoc opus fecit fieri nobilis et egregius vir ser Nicholaus, notarius abitator Rumi, filius quidam nobilis et egregii viri ser Petri quidam nobilis et egregi domini Antonii [Ro]landini de Molario – 1476 die primo mensis junii.




Di fronte all’entrata laterale ecco un quarto altare successivo al XVI secolo (1648 secondo la data posta nella formella alla base dell'altare ligneo) dedicato alla Madonna del Rosario, non meno prezioso degli altri. L’antipendio stesso è di pregevole fattura, finemente intagliato all’interno di una cornice di sostegno al piano della sacra mensa.

altare della parete Nord
croce al bivio
Altare della Madonna del Rosario
Paliotto con cornice dorata


Spostando lo sguardo alla sinistra della cappella della Madonna appaiono altri affreschi non ben definiti ma che mostravano altri significativi messaggi ai fedeli del tempo passato. Monsignor Paolo Zadra scriveva: “Lo sguardo è attratto dalla figura del Cristo Pantokrator, raccolto nella mandorla quattrocentesca, dal tono ieratico e austero.” A sinistra altre immagini di santi. E sotto la cantoria frammenti di affresco dii un'Ultima Cena.

Ultina cena
Cristo Pantocrator
Quello che resta di un'Ultima Cena
Cristo trionfante

La parete Nord mostra un insieme di rappresentazioni pittoriche interrotte dal pulpito sicuramente posteriore ai dipinti dei Baschienis. In alto l’Ultima Cena del 1473. Sotto appaiono le sagome di tre santi e il martirio di San Simonino di Trento, interessante come documento storico del tempo. Significativo il martirio di san Simonino, nel suo realismo, che dimostra una tradizione orale formatasi all’epoca dell’eccidio.

parete pulpito
San Simonino
Pulpito e affreschi nello spazio fra la vela dei due altari
Cristo trionfante

La facciata meridionale eterna porta varie lapidi di persone che hanno segnato momenti importanti della vita di Tres, cominciando dalle lapidi dei conti Thumer – Crivelli. In chiesa, nella formella sotto la pala delle Spsalizio di santa Caterina, è rappresentata la famiglia Thmera:   sul lato sinistro del Crocifisso sono in preghiera Giovanni Thumer con i figli e sul lato destro Lucrezia Crivelli con le figlie. Sopra le teste si leggono i nomi,

Ultina cena
Cristo Pantocrator
Lapidi sulla facciata esterna, entrata laterale
La famiglia di Giovanni Tumero e Lucrezia Crivelli

Aggiungo un’annotazione che indica la cura di Tres per far conoscere il proprio “tesoro d’arte” ai visitatori: come entri dall’entrata laterale si accende un faro nel presbiterio che la illumina degnamente e ti permette di osservare meglio gli intagli e i colori degli altari e degli affreschi. Inoltre sono state poste delle tavole illustrative subito dopo l’entrata al Cimitero e alle porte della chiesa.

Per riassumere e comprendere meglio il significato e la storia di questa ammirevole antica chiesa trascrivo il contenuto delle note illustrative esposte su tavole esterne e la descrizione di Monsignor Paolo Zadra, sacerdote insigne di Tres dopo un primo restauro.




I lavori di restauro fatti dalla Sovraintendenza alle Belle Arti di Trento in parte hanno ridonato all’edificio l’antico splendore. Una tribù di pastori retoetruschi e, più tardi, una colonia celtica occupava nella preistoria l’acropoli naturale di Tres che accolse all’epoca dei Carolingi (802 d.C.) il primitivo sacello dedicato alla vergine romana s. Agnese. Nel periodo della camapagna retovindelica (15 d.C.) l’ambiente fu prescelto dai Romani a scopo militare per il suo carattere strategico, e un fortilizio, sorto in Mión, guardava la via militare, ausiliare della Claudia Augusta, di cui sussiste il tracciato a Fiogn. Il primo sangue cristiano, sparso dai leviti della Cappadoccia suscitò i primi fedeli al declinare del IV secolo, prima che Vigilio fosse lapidato nell’alta Val Rendena (400 o 405 d.C.). Le adunanze religiose si celebravano nella pieve di Torra, dedicata a s. Eusebio prete e martire, caduto nella persecuzione ariana di Costanzo. Nel "dies natalis" di Sant’Agnese (21 gennaio) si celebra il sacrificio della Messa nella torre allodiale, sorta nel secolo XI, che rappresentava il primo nucleo del castello medioevale, alle dipendenze dei signori di Flavon in un primo tempo; dei Coreth e dei Thun più tardi. I primi titoli "de sancta Maria" si imposero nella valle dopo l’evento dei Thun al Castelletto di s. Margherita e dei Cles al castelliere omonimo (secolo XI). Anteriori nella dedica alla Madre di Dio, assunta in cielo, si affermano Santa Maria di Trento e il monastero di Nuovacella in Alto Adige. E l’Augusta Regina ebbe la precedenza sui martiri nella regione delle Alpi. L’attuale edificio, superstite all’incendio del castello (7 novembre 1795) è nominato la prima volta in un documento dell’anno 1307. Un fulmine provocò l’incendio della chiesa e del campanile nel 1900: bruciarono le parti in legno e si fusero le campane di bronzo. La pianta, la rete della volta, le finestre rivelano il carattere gotico della costruzione; una torre a mezzogiorno riproduceva quella di san Martino di Vervò, presbiterio in attesa che l’attuale campanile a sera la sostituisse nel 1576 (1546). Le decorazioni a fresco, apparse in seguito ai rilievi compiuti dalla Sovraintendenza di Trento, si estendono all’abside, al presbiterio e in parte alla navata, interrotta dalla cappella di Santa Maria, aperta alla fine del 1400. I dipinti illustrano la Passione, la Morte e la Resurrezione di Cristo: la rete del presbiterio ci offre la figurazione dei quattro padri della Chiesa, alternati dai simboli degli Evangelisti. Ai lati dell’arco trionfale vediamo lo sposalizio mistico di S. Caterina, a destra Sant’Orsola e le sue compagne), mentre al sommo abbiamo l’Annunciazione di Maria. I fratelli Giovanni e Battista Baschenis de Averaria, hanno voluto immortalare il loro nome su queste pareti, desolate più tardi dagli intonaci, deturpate da aggiunte poco sapienti e meno opportune. Interessante il martirio di san Simonino da Trento, nel suo realismo, che dimostra una tradizione orale formatasi all’epoca dell’eccidio. Singolare, di fronte a questo, la rappresentazione di s. Anna, della Vergine e del Bambino, sormontata dallo stemma del donatore, l’arma venusta e parlante dei Cagnò. L’affresco reca una didascalia e la data del 1467. Il dipinto demanda un sollecito ritocco; il colore in alcune parti è quasi svanito e resta solamente il disegno inciso nella malta. Oltre la cappella di Santa Maria lo sguardo è attratto dalla figura del Cristo Pantokrator, raccolto nella mandorla quattrocentesca, dal tono ieratico e austero. A sinistra un affresco, logoro dal tempo,documenta l’avvento di una colonia adriatica nel tardo Evo Medio, sotto la pressione dei Turchi. Nel centro Sant’Ermagora, l’apostolo aquileiese; a destra san Lorenzo martire; dall’altro lato san Sigismondo duca di Borgogna. La trilogia si ripete identica, in un trittico del Museo diocesano di Gorizia. La chiesa ha due altari in legno: il maggiore del 1631; quello dedicato alla Vergine del 1648. Nel primo che reca una pala di scuola veneta, abbiamo un particolare, sfuggito ai cultori d’arte e rilevato da un antiquario di Innsbruch, Martini. Due statuine romaniche col primo accenno gotico: rappresentano s. Agnese, s. Caterina di Alessandria. Il fortilizio romano che guardava una via militare ausiliaria della Claudia Augusta è scomparso: il castello medioevale è stato vittima di un incendio all’epoca della Rivoluzione francese. Vogliamo sperare che quest’unica testimone di un glorioso passato trovi un accento di pietà e una mano benefica che la ridesti alla vita, dopo che la Sovraintendenza ha prestato l’opera sua curando la statica dell’edificio e richiamando alla luce la concezione del passato.


Notizie prese dal prof. Giuseppe Gaiardelli


La chiesa di Sant’Agnese fu rifatta nel 1476 da data maestri comacini (Domenico dal Lago di Como); l’altare del santissimo Rosario.è del 1648 e fu consacrato l'anno 1649. Gli affreschi sono opera dei fratelli Giovanni e Battista Baschenis de Averaria (Aversa): – La Cena è del 1473 e l’affresco dell’altare a sinistra 1476. Nelle vele della volta del presbiterio sono disposti, secondo lo schema canonico, Cristo Pantocratore fra i Padri della Chiesa e gli Evangelisti


Brevi note su Monsignor Paolo Zadra


da "Mons. Paolo Zadra ed i profughi di Landegg (Pottendorf)" di Mario Eichta

Il sacerdote trentino Mons. Paolo Zadra era nato a Tres (Val di Non) il 9 febbraio 1888. Egli fu ordinato sacerdote il 6 luglio 1913. Morì a Trento il 6 luglio 1968. Fu sepolto a Tres Dal dicembre del 1915 al dicembre del 1918 si prodigò per tutti i profughi che vissero nel campo di Landegg. Questo paese fu unito il 1° gennaio 1972 al limitrofo Comune di Pottendorf che a sua volta appartiene al Distretto di Baden, Regione della Bassa Austria. Quale parroco di Roncegno in Valsugana dovette assistere impotente alla forzata partenza dei suoi parrocchiani che nel 1915 furono condotti come profughi, insieme ad altri Trentini ed a numerosi abitanti dei comuni del Friuli Orientale e dell'Istria, a Landegg. Don Zadra era stato sospettato, insieme ad altri parroci trentini della zona di Borgo Valsugana, di aver dato importanti informazioni ad alcuni ufficiali del Regio Esercito Italiano. Il 17 dicembre del 1915 fu raggiunto dal decreto di confino e gli fu ordinato di trasferirsi provvisoriamente al campo profughi di Landegg, per poi essere destinato a chissà quale sconosciuta località all'interno dell'Impero austro-ungarico. Evitò tutto ciò, sia perché si rese indispensabile ai i suoi amati parrocchiani ed anche agli altri profughi trentini che condividevano quella triste sorte, sia perché trovò l'inattesa umana solidarietà del Barone Nicolò Bossi Fedrigotti di Sacco (Rovereto), dell'I. R. Capitanato Distrettuale di Mödling, da cui Landègg e Pottendorf allora dipendevano(attualmente è Baden). L'alto funzionario che proveniva dall'amministrazione dell'I. R. Luogotenenza di Innsbruck, conosceva assai bene le spesso ingiuste procedure poliziesche adottate dalle autorità militari austroungariche a carico anche di molti Trentini, come successe al Conte Alberto Bossi Fedrigotti di Sacco (Rovereto) che fu internato nel campo di Katzenau (Linz). I profughi che si trovavano a Pottendorf nel settembre del 1915 erano 6.000, di cui 1.400 originari del Trentino. Dopo alcuni mesi i Trentini furono trasferiti in gran parte al campo del vicino paese di Mitterndorf an der Fischa, che in seguito ne accolse complessivamente ben 12.000. 1.913 Trentini sono ancora lì sepolti! A loro ricordo il Comune di Mitterndorf ha dedicato una strada ed un monumento. La direzione dell'assistenza religiosa nel campo a Landegg era esercitata da Mons. Giovanni Muggia, Canonico della Collegiata di Rovigno (Istria). A Mons. Muggia successe don Luigi Trevisan, originario di Monfalcone (Provincia di Gorizia) e successivamente il trentino don Paolo Zadra, che rimase a Landegg con tale incarico fin dopo la fine della Grande Guerra. Il 30 ottobre 1918 le autorità locali incaricarono ufficialmente don Zadra di presiedere il neocostituito comitato per il rimpatrio di tutti i profughi del campo di Landegg. Egli, nel caos generale di fine guerra, fu instancabile nell'organizzare e nel coordinare, coadiuvato anche da qualche autorità locale, la formazione di un convoglio di profughi che poi riuscì a far avviare in direzione dell'Istria ed un altro verso Gorizia. Il 5 dicembre del 1918 celebrò nel campo di Landegg l'ultima S. Messa per i pochi profughi del Trentino rimasti con lui nel campo. Con loro, quello stesso giorno, lasciò definitivamente Pottendorf con l'ultimo convoglio che gli riuscì ancora di organizzare. Data di creazione: 30/01/2003