Accanto ad altre chiese propongo all’attenzione un altro tesoro d’arte della
Valle di Non, la chiesa di Santa Agnese di Tres. Ricordo le descrizioni e
illustrazioni delle chiese di Vervò - Santa Maria, San Martino e Cappella dei santi
Fabiano e Sebastiano - ed anche di Dres – San Tomaso, presenti sul sito.
La chiesa è posta
all’estremità meridionale del paese di Tres sul più alto dei suoi tre colli in una
posizione dominante. Attorno su due lati sta la zona San cimiteriale ordinata e ben
curata con lapidi e fiori. Un detto ricorda che “dal
ciampanìl de Tres se conta zento e un paès” e infatti di là, oltre ai paesi che
costellano la Valle di Non, si scorge e si ammira tutta la sua cerchia di montagne.
Anche vista dall’esterno si capisce che ha con
sé una storia da raccontare.
Sulla parete dell'abside si vedono le tracce di una immagine della Madonna e di un grande San Cristoforo del XV secolo di cui rimane solo la parte alta. Davanti all’entrata si erge il campanile romanico aderente alla parete ovest formando un atrio caratteristico con arcate a tutto sesto. Sopra l’architrave del portale d'entrata si nota un affresco indefinito e di fronte un frammento di affresco di un angelo che suona la tromba.
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Lunetta:
Annunciazione? |
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Frammento di affresco del porticato |
Prima di entrare per scoprire le preziose opere all’interno, per riassumere e comprendere meglio il significato e la storia di questa ammirevole antica chiesa trascrivo il contenuto delle note illustrative esposte su tavole esterne.
Edificio
in stile gotico. Dinnanzi all’ingresso principale, sopra l’atrio si eleva il campanile
di tre piani con cima a piramide. Il portale in pietra ha stipiti ed architrave adorni
di foglie e bugnati, di chiaro sapore rinascimentale. Sulla parete esterna dell’abside
si ammirano resti di affreschi:
un S. Cristoforo e una Madonna col Bambino in grembo. L’interno, ad aula unica, è
partito in quattro campate con volta a rete e costoloni poggianti su semi colonne con
capitelli cordonati e basi ottagonali. L’abside esagonale ha un reticolo a stella
scandito da nervature gotiche in tufo intonacato e decorato a finta pietra. Nella parete
nord della navata si apre una cappella che ospita un altare ligneo barocco intagliato,
dorato e policromato (1648), con quattro colonne a incorniciare la nicchia dove è
collocata la statua della Madonna del Rosario vestita che tiene in braccio il Bambino.
Anticamente tutta la chiesa era coperta da affreschi che in parte, con l’ultimo restauro
(1998-1999), sono stati messi in luce. In particolare, le pareti laterali dell’abside
sono interamente affrescate
con episodi della Passione e Resurrezione di Cristo mentre sulla volta sono affrescati i
quattro Dottori della Chiesa sulla vela di fondo il Cristo Pantocratore che regge un
libro con ai lati i simboli dei quattro Evangelisti; sulle due vele laterali due
Profeti. Sulla parete laterale sinistra dell’aula, nelle prime due campate, un’Ultima
Cena affiancata da un Cristo trionfante in mandorla. In origine la decorazione
proseguiva in basso, su di un secondo registro, con una teoria di Santi (prima meta xv
sec.) ora non più leggibile.
Nella
quarta campata, a ridosso del presbiterio, si riconosce Martirio del Beato Simonino. Di
fronte, sulla parete di destra, sono due riquadri rappresentanti Sant’Anna metterza, a
sinistra, S. Pietro con Maria Maddalena, a destra. Sopra il primo di grande
interesse è lo stemma araldico con scritta sottostante che riporta il nome della
committenza e la data del 0 giugno 1476. Sull’arco santo è rappresentata l’Annunciazione
con a! centro un Cristo benedicente. L’altare ligneo a destra dell’arco santo racchiude
un affresco in cui sono raffigurate le Nozze mistiche di S. Caterina d’Alessandria,
mentre quello di sinistra inquadra di S. Orsola e le compagne (fratelli Baschenis?). L’altare
maggiore, in legno intagliato dorato e dipinto, è affiancato da due colonne su cui
s’imposta un timpano spezzato entro il quale è rappresentato il Padre Eterno; ai lati
due statue lignee raffiguranti Sant’Agnese e Sant’Orsola. La pala dell’altare,
seicentesca, rappresenta il Martirio di Sant’Agnese. Al centro sta l’altare ligneo
dorato e dipinto con la pala di scuola veneta del 1631 che illustra il martirio di
sant’Agnese. Ai lati dell’arco santo i due splenditi affreschi dei fratelli Baschenis e
e le due facciate laterali in cui si apre la cappella con altare della Madonna del
Rosario a Nord e la piccola entrata a Sud.
VISITA ALL'INTERNO DELLA CHIESA
Finalmente entriamo per scoprire le preziose opere all’interno. Al centro sta l’altare ligneo dorato e dipinto con la pala di scuola veneta del 1631 che illustra il martirio di sant’Agnese. Ai lati dell’arco santo i due splenditi affreschi dei fratelli Baschenis e e le due facciate laterali in cui si apre la cappella con altare della Madonna del Rosario a Nord e la piccola entrata a Sud. Nella foto a destra si vede più definito l’elegante arco santo con la rappresentazione accennata dell’Annunciazione con al centro il “Cristo benedicente”.
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La navata a costoloni |
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Arco santo e
presbiterio |
Un ingrandimento dell’arco santo mostra la volta dell’abside impreziosita da affreschi di santi. Sullo sfondo spicca lo splendido altare ligneo indorato. Ai lati delle colonne purtroppo mancano dalle loro mensole le due statue romaniche rilevate da un antiquario di Innsbruck, Martin, che dovevano rappresentano s. Agnese, s. Caterina di Alessandria, secondo la descrizione della chiesa scritta da don Paolo Zadra che aggiungerò alla fine..
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Volta del presbiterio con gli
affreschi |
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Altare ligneo di Sant'Agnesei |
Sulla prima vela del presbiterio a sinistra sono illustrati momenti della passione di Gesù Cristo fino a Cristo risorto. Di fronte, sul lato sud fa entrare la luce un bella bifora ogivale. Di fianco si intravvedono varie figure e simboli identificabili con difficoltà Qui a fianco momenti della passione di Cristo: in alto orto del Getsemani.
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Momenti della passione di Gesù
Cristo |
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Decorazioni e figure accennate |
Qui sotto due momenti della passione di Cristo che si sviluppano a lato del triangolo di Gesù risorto.
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Flagellazione |
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Passione e Cristo rissorto |
Ai lati dell’arco santo si possono ammirare i due splendidi affreschi dei fratelli Baschenis incorniciati dalle ancone intagliate in legno, colorate e dorate. A sinistra lo sposalizio mistico di S. Caterina, a destra Sant’Orsola e le compagne. Nella formella dell’altare ai lati di un Crocifisso è dipinto a sinistra Giovanni Thumer con i figli e a destra Lucrezia Crivelli con le figlie.
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Sposalizio di santa Caterina |
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Sant'Orsola e le compagne |
In alto, sulla parete sud accanto all'altare di Sant'Orsola è dipinto lo stemma della famiglia dei Cagnò, a detta di monsignor Paolo Zadra, con la didascalia esplicativa e la data del 1476. “Hoc opus fecit fieri nobilis et egregius vir ser Nicholaus, notarius abitator Rumi, filius quidam nobilis et egregii viri ser Petri quidam nobilis et egregi domini Antonii [Ro]landini de Molario – 1476 die primo mensis junii”. L'affresco in basso raffigura Sant'Anna che accoglie in grembo la Madonna col Bambino.
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Angolo dell'altare di sant'Orsola |
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Stemma dei donatore |
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Sant'Anna, Maria, Gesù Bambino |
Hoc opus fecit fieri nobilis et egregius vir ser Nicholaus, notarius abitator Rumi, filius quidam nobilis et egregii viri ser Petri quidam nobilis et egregi domini Antonii [Ro]landini de Molario – 1476 die primo mensis junii.
Di fronte all’entrata laterale ecco un quarto altare successivo al XVI secolo (1648 secondo la data posta nella formella alla base dell'altare ligneo) dedicato alla Madonna del Rosario, non meno prezioso degli altri. L’antipendio stesso è di pregevole fattura, finemente intagliato all’interno di una cornice di sostegno al piano della sacra mensa.
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Altare della Madonna del Rosario | |
Paliotto con cornice dorata |
Spostando lo sguardo alla sinistra della cappella della Madonna appaiono altri affreschi non ben definiti ma che mostravano altri significativi messaggi ai fedeli del tempo passato. Monsignor Paolo Zadra scriveva: “Lo sguardo è attratto dalla figura del Cristo Pantokrator, raccolto nella mandorla quattrocentesca, dal tono ieratico e austero.” A sinistra altre immagini di santi. E sotto la cantoria frammenti di affresco dii un'Ultima Cena.
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Quello che resta di un'Ultima Cena | |
Cristo trionfante |
La parete Nord mostra un insieme di rappresentazioni pittoriche interrotte dal pulpito sicuramente posteriore ai dipinti dei Baschienis. In alto l’Ultima Cena del 1473. Sotto appaiono le sagome di tre santi e il martirio di San Simonino di Trento, interessante come documento storico del tempo. Significativo il martirio di san Simonino, nel suo realismo, che dimostra una tradizione orale formatasi all’epoca dell’eccidio.
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Pulpito e affreschi nello spazio fra la vela dei due altari | |
Cristo trionfante |
La facciata meridionale eterna porta varie lapidi di persone che hanno segnato momenti importanti della vita di Tres, cominciando dalle lapidi dei conti Thumer – Crivelli. In chiesa, nella formella sotto la pala delle Spsalizio di santa Caterina, è rappresentata la famiglia Thmera: sul lato sinistro del Crocifisso sono in preghiera Giovanni Thumer con i figli e sul lato destro Lucrezia Crivelli con le figlie. Sopra le teste si leggono i nomi,
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Lapidi sulla facciata esterna, entrata laterale | |
La famiglia di Giovanni Tumero e Lucrezia Crivelli |
Aggiungo un’annotazione che indica la cura di Tres per far conoscere il proprio “tesoro d’arte” ai visitatori: come entri dall’entrata laterale si accende un faro nel presbiterio che la illumina degnamente e ti permette di osservare meglio gli intagli e i colori degli altari e degli affreschi. Inoltre sono state poste delle tavole illustrative subito dopo l’entrata al Cimitero e alle porte della chiesa.
Per riassumere e comprendere meglio il significato e la storia di questa ammirevole antica chiesa trascrivo il contenuto delle note illustrative esposte su tavole esterne e la descrizione di Monsignor Paolo Zadra, sacerdote insigne di Tres dopo un primo restauro.
Breve storia della chiesa cimiteriale di Tres di mons. Paolo Zadra
I lavori di restauro fatti dalla Sovraintendenza alle Belle Arti di Trento
in parte hanno ridonato all’edificio l’antico splendore. Una tribù di pastori
retoetruschi e, più tardi, una colonia celtica occupava nella preistoria l’acropoli
naturale di Tres che accolse all’epoca dei Carolingi (802 d.C.) il primitivo sacello
dedicato alla vergine romana s. Agnese. Nel periodo della camapagna retovindelica (15
d.C.) l’ambiente fu prescelto dai Romani a scopo militare per il suo carattere
strategico, e un fortilizio, sorto in Mión, guardava la via militare, ausiliare della
Claudia Augusta, di cui sussiste il tracciato a Fiogn. Il primo sangue cristiano, sparso
dai leviti della Cappadoccia suscitò i primi fedeli al declinare del IV secolo, prima
che Vigilio fosse lapidato nell’alta Val Rendena (400 o 405 d.C.). Le adunanze religiose
si celebravano nella pieve di Torra, dedicata a s. Eusebio prete e martire, caduto nella
persecuzione ariana di Costanzo. Nel "dies natalis" di Sant’Agnese (21 gennaio) si
celebra il sacrificio della Messa nella torre allodiale, sorta nel secolo XI, che
rappresentava il primo nucleo del castello medioevale, alle dipendenze dei signori di
Flavon in un primo tempo; dei Coreth e dei Thun più tardi. I primi titoli "de sancta
Maria" si imposero nella valle dopo l’evento dei Thun al Castelletto di s. Margherita e
dei Cles al castelliere omonimo (secolo XI). Anteriori nella dedica alla Madre di Dio,
assunta in cielo, si affermano Santa Maria di Trento e il monastero di Nuovacella in
Alto Adige. E l’Augusta Regina ebbe la precedenza sui martiri nella regione delle Alpi.
L’attuale edificio, superstite all’incendio del castello (7 novembre 1795) è nominato la
prima volta in un documento dell’anno 1307. Un fulmine provocò l’incendio della chiesa e
del campanile nel 1900: bruciarono le parti in legno e si fusero le campane di bronzo.
La pianta, la rete della volta, le finestre rivelano il carattere gotico della
costruzione; una torre a mezzogiorno riproduceva quella di san Martino di Vervò, in attesa
che l’attuale campanile a sera la sostituisse nel 1576 (1546). Le decorazioni a fresco,
apparse in seguito ai rilievi compiuti dalla Sovraintendenza di Trento, si estendono
all’abside, al presbiterio e in parte alla navata, interrotta dalla cappella di Santa
Maria, aperta alla fine del 1400. I dipinti illustrano la Passione, la Morte e la
Resurrezione di Cristo: la rete del presbiterio ci offre la figurazione dei quattro
padri della Chiesa, alternati dai simboli degli Evangelisti. Ai lati dell’arco trionfale
vediamo lo sposalizio mistico di S. Caterina, a destra Sant’Orsola e le sue compagne),
mentre al sommo abbiamo l’Annunciazione di Maria. I fratelli Giovanni e Battista
Baschenis de Averaria, hanno voluto immortalare il loro nome su queste pareti, desolate
più tardi dagli intonaci, deturpate da aggiunte poco sapienti e meno opportune.
Interessante il martirio di san Simonino da Trento, nel suo realismo, che dimostra una
tradizione orale formatasi all’epoca dell’eccidio. Singolare, di fronte a questo, la
rappresentazione di s. Anna, della Vergine e del Bambino, sormontata dallo stemma del
donatore, l’arma venusta e parlante dei Cagnò. L’affresco reca una didascalia e la data
del 1467. Il dipinto demanda un sollecito ritocco; il colore in alcune parti è quasi
svanito e resta solamente il disegno inciso nella malta. Oltre la cappella di Santa
Maria lo sguardo è attratto dalla figura del Cristo Pantokrator, raccolto nella mandorla
quattrocentesca, dal tono ieratico e austero. A sinistra un affresco, logoro dal
tempo,documenta l’avvento di una colonia adriatica nel tardo Evo Medio, sotto la
pressione dei Turchi. Nel centro Sant’Ermagora, l’apostolo aquileiese; a destra san
Lorenzo martire; dall’altro lato san Sigismondo duca di Borgogna. La trilogia si ripete
identica, in un trittico del Museo diocesano di Gorizia. La chiesa ha due altari in
legno: il maggiore del 1631; quello dedicato alla Vergine del 1648. Nel primo che reca
una pala di scuola veneta, abbiamo un particolare, sfuggito ai cultori d’arte e rilevato
da un antiquario di Innsbruch, Martini. Due statuine romaniche col primo accenno gotico:
rappresentano s. Agnese, s. Caterina di Alessandria. Il fortilizio romano che guardava
una via militare ausiliaria della Claudia Augusta è scomparso: il castello medioevale è
stato vittima di un incendio all’epoca della Rivoluzione francese. Vogliamo sperare che
quest’unica testimone di un glorioso passato trovi un accento di pietà e una mano
benefica che la ridesti alla vita, dopo che la Sovraintendenza ha prestato l’opera sua
curando la statica dell’edificio e richiamando alla luce la concezione del passato.
La chiesa di Sant’Agnese fu rifatta nel 1476 da
maestri comacini (Domenico dal Lago di Como); l’altare del santissimo Rosario.è del 1648
e fu consacrato l'anno 1649. Gli affreschi sono opera dei fratelli Giovanni e Battista
Baschenis de Averaria (Aversa): – La Cena è del 1473 e l’affresco dell’altare a sinistra
1476. Nelle vele della volta del presbiterio sono disposti, secondo lo schema canonico,
Cristo Pantocratore fra i Padri della Chiesa e gli Evangelisti
da "Mons. Paolo Zadra ed i profughi di Landegg (Pottendorf)" di Mario Eichta
Il sacerdote trentino Mons. Paolo Zadra era nato a Tres (Val di Non) il 9 febbraio 1888. Egli fu ordinato sacerdote il 6 luglio 1913. Morì a Trento il 6 luglio 1968. Fu sepolto a Tres Dal dicembre del 1915 al dicembre del 1918 si prodigò per tutti i profughi che vissero nel campo di Landegg. Questo paese fu unito il 1° gennaio 1972 al limitrofo Comune di Pottendorf che a sua volta appartiene al Distretto di Baden, Regione della Bassa Austria. Quale parroco di Roncegno in Valsugana dovette assistere impotente alla forzata partenza dei suoi parrocchiani che nel 1915 furono condotti come profughi, insieme ad altri Trentini ed a numerosi abitanti dei comuni del Friuli Orientale e dell'Istria, a Landegg. Don Zadra era stato sospettato, insieme ad altri parroci trentini della zona di Borgo Valsugana, di aver dato importanti informazioni ad alcuni ufficiali del Regio Esercito Italiano. Il 17 dicembre del 1915 fu raggiunto dal decreto di confino e gli fu ordinato di trasferirsi provvisoriamente al campo profughi di Landegg, per poi essere destinato a chissà quale sconosciuta località all'interno dell'Impero austro-ungarico. Evitò tutto ciò, sia perché si rese indispensabile ai i suoi amati parrocchiani ed anche agli altri profughi trentini che condividevano quella triste sorte, sia perché trovò l'inattesa umana solidarietà del Barone Nicolò Bossi Fedrigotti di Sacco (Rovereto), dell'I. R. Capitanato Distrettuale di Mödling, da cui Landègg e Pottendorf allora dipendevano(attualmente è Baden). L'alto funzionario che proveniva dall'amministrazione dell'I. R. Luogotenenza di Innsbruck, conosceva assai bene le spesso ingiuste procedure poliziesche adottate dalle autorità militari austroungariche a carico anche di molti Trentini, come successe al Conte Alberto Bossi Fedrigotti di Sacco (Rovereto) che fu internato nel campo di Katzenau (Linz). I profughi che si trovavano a Pottendorf nel settembre del 1915 erano 6.000, di cui 1.400 originari del Trentino. Dopo alcuni mesi i Trentini furono trasferiti in gran parte al campo del vicino paese di Mitterndorf an der Fischa, che in seguito ne accolse complessivamente ben 12.000. 1.913 Trentini sono ancora lì sepolti! A loro ricordo il Comune di Mitterndorf ha dedicato una strada ed un monumento. La direzione dell'assistenza religiosa nel campo a Landegg era esercitata da Mons. Giovanni Muggia, Canonico della Collegiata di Rovigno (Istria). A Mons. Muggia successe don Luigi Trevisan, originario di Monfalcone (Provincia di Gorizia) e successivamente il trentino don Paolo Zadra, che rimase a Landegg con tale incarico fin dopo la fine della Grande Guerra. Il 30 ottobre 1918 le autorità locali incaricarono ufficialmente don Zadra di presiedere il neocostituito comitato per il rimpatrio di tutti i profughi del campo di Landegg. Egli, nel caos generale di fine guerra, fu instancabile nell'organizzare e nel coordinare, coadiuvato anche da qualche autorità locale, la formazione di un convoglio di profughi che poi riuscì a far avviare in direzione dell'Istria ed un altro verso Gorizia. Il 5 dicembre del 1918 celebrò nel campo di Landegg l'ultima S. Messa per i pochi profughi del Trentino rimasti con lui nel campo. Con loro, quello stesso giorno, lasciò definitivamente Pottendorf con l'ultimo convoglio che gli riuscì ancora di organizzare. Data di creazione: 30/01/2003