Chiese in Val di Non
Chiesa di San Sisto II di Tavon

La chiesa parrocchiale di Tavon -   di Piergiorgio Comai


Nel passato mi ero interessato del paese di Tavon, soprattutto per il la località Palù di Tavon e la Chiesa del romitorio di san Pietro. Nella storia del passato, fino al milletrecento, era un importante punto di transito per chi dalla Val d’Adige veniva in Val di Non per andare verso il passo Palade passando da Sanzeno e da Romeno. Ce lo conferma il castello di Tavon sull’omonimo dosso dove ora sttrabeazionea Villa Canestrini. Domenica vi sono andato per partecipare alla santa messa domenicale delle ore 18, come qualche altra volta e mi sono soffermato, al termine, per cogliere alcune strutture e dipinti della chiesa “DOM et DIVO XYSTO DICATA – 1850 – 1908”. La facciata termina in alto con un timpano e in basso è limitata da un semplice zoccolo. Al centro si apre il portale maggiore  con architrave fregio e cornice sormontata da una finestra a lunetta e posta in un'arcata a pieno centro. Il campanile è rimasto quello del precedente antico edificio della chiesa, databile al XVIII secolo. Ė posto alla sinistra della facciata principale con due feritoie, cella campanaria e quadrante dell’orologio che guarda verso il sagrato (sud – Ovest).


Seguono le immagini delle mie foto con qualche spiegazione degli aspetti della chiesa e, alla fine, aggiungo altre informazioni sulla storia del paese di Tavon.



La recente chiesa parrocchiale di Tavon (1850 - 1909) si trova al centro del nucleo storico, fra vecchi caseggiati, col suo sagrato a cui convergono le vie. Accanto si alza,  snello ed elegante il campanile del secolo XVIII .


panorama Tavon
chiesa e campanile
Panorama di Tavon

Entrata alla chiesa


A Sisto II papa emartireLa chiesa si presenta con i tre altari lignei, l'Arco Santo in cui spicca la dedica a San Sisto II papa e martire. Termina nell'abside semicircolare decorato un grande affresco dello Spirito Santo che irradia i sette doni verso l'altare e i fedeli e dietro schiere di angeli nel firmamento sopra le nuvole: Tre di essi in primo piano reggono un messaggio: "Haec est domus Dei". Il presbiterio ha mantenuto la sistemazione prima del concilio con altare sopraelevato che copre il coro, col suo tabernacolo sormontato da una raggiera dorata e con i candelabri di rito. Davanti c'è la mensa rivolta ai fedeli appoggiata a uno zoccolo di legno scolpito e alla destra l'ambone scolpito. Si presentava bene ordinato e ornato di fiori.


navata e abside
altare
La chiesa e i suoi 3 altari

Presbiterio con altare e coro

All'interno della chiesa si vedono varie cose che meritano attenzione come le finestre delle lunette sopra gli altari laterali e quella sopra il portale d'ingresso. Un gonfalone che si usava nelle processioni e i quadri della stazioni della VIA CRUCIS.

Gli affreschi furono realizzati da Domenico Primon da Bassano nel 1909. Sulla volta del presbiterio spicca quello della Madonna col Bambino contornata da angeli. Davanti all'Arco Santo, ai lati della volta, iniziano le raffigurazioni degli evangelisti Matteo e Giovanni.

abside e fedeli
abside
Interno chiesa con fedeli

Arco Santo e volta a botte della navata

A metà della navata, due semplici cappelle sormontate da due finestra a lunetta, accolgono due altari lignei decorati e dorati di pregevole fattura. A lato degli stessi stanno due quadri delle stazioni della Via Crucis espressivi. Nella nicchia dell'altare sul lato sinistro, verso Nord, è posta la statua ottocentesca della Madonna del Carmelo scolpita dall’intagliatore G. Battista Moroder. A lato delle due colonne dorate ci sono le statue lignee raffiguranti S. Antonio con Bambino e S. Francesco, provenienti da un’ancona lignea realizzata nel 1687 da Giacomo e Pietro Strobl Junior. L’altare di fronte in legno policromo è pure opera di Pietro Strobl Junior. Ė ornato ai lati dalle statue lignee di S. Romedio e S. Valentino e nella nicchia è posta la statua dell’intagliatore altoatesino Giuseppe Runggaldier, raffigurante S. Giuseppe con Bambino.

altare_madonna
san Tarcisio
Altare dedicato alla Madonna del Carmine

Altare dedicato a san Giuseppe.

L'affresco della Madonna dello scapolare  col Bambino occupa la volta sopra il presbiterio. Al centro della volta della navata, incastonato in una bella cornice ovale con ornamenti, è raffigurato San Sisto in gloria accompagnato dagli angeli e si nota il simbolo della tiara come pontefice

La MadonnaRegina
San Sisto II
Madonna  Regina del cielo fra gli angeli
San Sisto II, papa e martire,  verso in cielo

Ai quattro angoli della volta ci sono i medaglioni dei quattro Evangelisti Matteo, Giovanni, Marco e Luca

San Matteo
San Giovanni
San Matteo e l'angelo (uomo alato)

San Giovanni e l'aquila
San Marco
San Luca
San Marco e il leone
San Luca e il bue.

La chiesa è dotata di un elegante pulpito in legno che si appoggia al confessionale, mostra la mano che sorregge il crocifisso. Nell'ornamento del baldacchino sta un medaglione dorato che porta la scritta: "Beati qui audiunt verbum dei et custodiunt illud".  Esso è situato in posizione avanzata sul lato sinistro della navata. Sul lato destro, verso il fondo, è appoggiata una pregevole croce in legno che porta il Cristo Crocifisso scolpito dal signor Guiscardo Lanconelli di Bologna in legno di platano laccato.  Ai suoi lati stanno due quadri della Via Crucis

pulpito
Crocifisso
Pulpito sopra al Confessionale
Crocifisso in legno di acero

Sopra la porta della sacrestia è appeso il quadro contenente la pala seicentesca del pittore Martino Teofilo Polacco; rappresenta la Madonna incoronata con  S. Zenone e S. Valentino. L'altare in legno del seicento ha quattro colonne tortili, di fianco due statue di santi su due mensole. Le colonne terminano con un timpano a volute in cui è inserito Cristo Redentore e terminante con un santo. Ai lati dell’altare ci sono due statue lignee raffiguranti S. Pietro e S. Giovanni Battista.La pala dell'altare maggiore rappresenta la Madonna del Carmelo con i Santi Domenico e Caterina da Siena

Sant'Antonio
San Rocco
San Sisto papa e martire

Pala dell'altare maggiore.

L'angolo anteriore sinistro della navata ricorda momenti importanti del passato. Il pulpito non è più usato per  le prediche e quaresimali, gli altari laterali riportano al tempo in cui nello stesso paese c'erano più sacerdoti ed anche il confessionale ha meno penitenti. Per accedere al pulpito si saliva per una scala in pietra dentro un cunicolo dal locale della sacrestia. Quest'ultima è luminosa e spaziosa con armadi e vari arredi d'uso In un angolo è conservata una tela di pala d'altare, dire, del martirio di San Sebastiano. alle pareti sono appesi due crocifissi di buona fattura.

portale d'entrata
Padre eterno
Angolo nord con altare, confessionale e pulpito

Sacrestia ben arredata

In occasione di una messa festiva mi sono reso conto che, a seconda dei tempi liturgici, l'ornamento dell'altare e del tabernacolo cambia. Ora, in agosto, si notano sul fondo dell'abside dei drappeggi dipinti. Sul tabernacolo coperto da drappeggio dorato è posta la statua di papa Sisto (ritengo), al centro la pala con le colonne laterali e, in alto, una interessante cimasa.

abside navata




La storia del passato di Tavon è strettamente connessa con quella del Dosso di Tavon. Scendendo da Tavon verso l’eremo di san Romedio c’è un piccolo pianoro con una fattoria e una villa, di proprietà del Prof. Dr. Canestrini: il Dosso di Tavon. Qui e nell’abitato di Tavon furono trovate significative tracce preistoriche, preromane e romane di un certo rilievo. Si ritrovò a Tavon l’iscrizione funebre dedicata a SA (abbreviazione di nome proprio) RILEKE (gentilizio) con caratteri reto-etruschi: Tavon-casa comunale: iscrizione in alfabeto retico “RILEKE: SA” (Campi1901, pp. 3-12; Laviosa Zambotti 1934, p. 35 n. 23).

Il cavalier Luigi Campi riferisce: “Nel corpo del muro, che cingeva il pozzo dirimpetto alla casa comunale di Tavon, giacque per lungo tempo negletto un ciottolone di granito tonalite, sul quale, a caratteri apparentemente oscuri e piuttosto rozzi, è incisa a solchi profondi una iscrizione etrusca. ... Come rilevasi dalla figura, ha la forma di rozza piramide, servi da cippo funerario alla stessa guisa delle note 52 piramidi funebri di Este”.

Al dosso di Tavon si recuperarono monete di età romana repubblicana ed imperiale, materiali di etàmoneta romana romana, cioè un’ara in calcare grigio con dedica (D(is) Laribus / L(ucius) L ( ) Celer (?) / v(otum) s(olvit) m(erito)/S.I., 714) di I-II secolo d.C. e un frammento di lastra in calcare rosso con iscrizione (Cultore[s] Numinis f(aciundum) [c(uraverunt)]/II secolo d.C.) (Campi 1903, p. 260; Reich 1908, p. 50; Chistè 1971, p. 24 n. 24 e pp. 43-44 n. 23, Laviosa Zambotti 1934, p. 36 n. 26; Buonopane 1990, pp. 207 e 217-218 n. 8)

Sempre al Dosso fu rinvenuta una sepoltura coperta da una lastra di pietra con corredo di monete di Costante e Costantino (età tardoromana) (Roberti 1957, p. 6, Bassi 1998). Inoltre si ha notizia di frammento di iscrizione sacra trovata in Tavon nella Naunia da “Archivio Trentino, vol. 17-18 -1902”:

"- Nelle adiacenze della Villa Canestrini al Dos Tavon nella Naunia fra i materiali franati di un muro a secco venne alla luce una lastra frammentata di calcare grigio locale della grossezza di 10 cm, alta 17, larga 40 con scritta, Il proprietario dello stabile, riconosciutane l' importanza, ne curò prontamente la conservazione, e la consegnò al Prof. G. Valerio Callegari di Padova, il quale volle farmene un graditissimo regalo per regalo per il quale io qui gli rendo sentite grazie. villa Canestrini

È la terza epigrafe avuta dalle immediate adiacenze della suddetta Villa, di cui una murata nell'atrio è dedicata ai D [IIS] LARIBVS, la seconda con iscrizione etrusca passò nella mia raccolta, la terza è il frammento qui riprodotto la cui lezione ... -"

Il dosso di Tavon era un probabile luogo di culto all’aperto, come dimostra il rinvenimento in loco di tre epigrafi votive (dedica a Minerva, Lari e Numi/ Buonopane 2000, p. 171; S.I., 714; Chistè 1971, pp. 43-44 n. 23; Buonopane 1990, p. 207; Chistè p. 24 n. 24; Buonopane, pp. 217-218 n. 8).

Si ricordano poi monete di età romana repubblicana ed imperiale. Sull’ara dedicata a Minerva da Lucio Nemala Justinosono incise le seguenti lettere: MINERVAE AUGUSTAE L(ucius) NEMALA IUSTINUS CUM SUIS V. S. L. L. M (Votum Solvit Libens Laetus Merito). “Il Mommsen la catalog col numero CIL5065 e scrive “ talvolta riferita a Tavon (val di Non) ROSCHMANN, talvolta a Vervò BONELLI, talvolta a Lomaso (val Giudicaria) MAFFEI, il che è rifiutato da DONATI. È vista in vico Manco (?) della Val Vipiteno in una parete dell’edificio dove si pagano le imposte: Cresseri errore. In seguito [riferita] in castello Braghier (val di Non), dove invano chiesi nell’anno 1867.” La lapide risulta perduta.

Nel XI secolo, esisteva il Castello e la Curia di Tavon che aveva Sella di_Favognanotevole importanza il passaggio dell’antica principale direttrice della sinistra anaune: si sviluppava fra Vervò, primo villaggio che si incontrava salendo da Cortaccia in Val d’Adige per il passo o Sella di Favogna, e il passo Palade via Smarano, Coredo, Tavon, San Romedio, Salter-Romeno, San Felice-Senale. Anche il percorso dal passo di Santa Babara era importante salendo da Termeno in Val d’Adige. Come ricordo, ora, non rimangono altro che pochi resti delle mura.Il castello di Tavon, posto in alto alla sinistra del rio San Romedio apparteneva alla potente dinastia dei signori di Pergine, che traevano le loro origini dalla Baviera. Essi erano ricchi e benestanti signori con possedimenti nella Val di Non e nella zona di Pergine. A causa della loro tirannia e dispotismo nel 1166 scoppiò una violenta rivolta del popolo di Pergine contro di loro; l'esito non è noto, ma di questi fatti si hanno alcune notizie. A proposito esiste un documento molto interessante, in quanto, a mia conoscenza, è l'unico atto con il quale lo Jus primae noctis è dimostrato nei documenti. Questo atto, che fu sottoscritto nella riunione ad hoc all'interno del monastero "Wald" di Pergine dal sindico e dai deputati della gente di Pergine e dintorni, sia di origine longobarda che tedesca, e in cui sono elencati tutti gli atti di dispotismo e di oppressione del tiranno Gundobaldo di Pergine proveniente dalla sua tenuta in Baviera, dice a questo riguardo: “Item quod hangarias et honera ab ipso patre et avo suis sibi factis in totum tollantur et cassentur uti sunt et fructiones prime noctis de sponsalibus. "Ancora una volta, diciamo che siano tolte e cancellate completamente tutte le angarie e oneri imposti dallo stesso suo padre e dal nonno, come lo siano le fruizioni delle "primae noctis” delle spose." Nulla ho saputo comportamento dei signori di Pergine con la popolazione di Tavon.

ponte altoNel 1211, troviamo i signori di Pergine in possesso di Tavon in Val di Non con molti possedimenti; infatti insieme a Pietro di Malosco e il vescovo Federico Wanga, costruiscono, altre posizioni di controllo ( Tamazzolo -Buseno). Ma già nel 1272 Odorico Bellus, figlio di Nicolaus di Pergine, cede la Curia di Tavon al conte Mainardo. Sonus di Castelfondo la prende in possesso per il conte, come suo procuratore, acquisendo le persone di Tavon e di Smarano. In questo modo scompaiono i signori di Pergine dalla Val di Non.

Di un castello vero e proprio, nel senso di sito fortificato, non ci sono indizi; anche in documenti di archivio del registro delle uscite mancano spese per la manutenzione del castello, e si deve presumere che sia stato abbandonato definitivamente. In un documento del 1280 si fa menzione di Castel Tavon risale quando è elencato con altri nove castelli tra le fortificazioni fatte erigere dal conte del Tirolo Mainardo II. Di queste il vescovo di Trento Enrico II, dell'Ordine teutonico, ne chiedeva l’abbattimento. Intanto la viabilità della val di Non era cambiata e la zona della Predaia perse d'importanza: le fortificazioni non servivano più. Il Ponte Alto collega le due sponde della valle con un'ardita costruzione.

A Tavon era presente la nobile famiglia Waldegger timbro Valdecher (Valdecher) che controllava il territorio e svolgeva l’attività di ufficio notarile. Sembra che i Waldegger abbiano costruito una casa in prossimità delle rovine del vecchio castello, in accordo con il vescovo Filippo Buonacolsi e con i figli di Mainardo (1302).

1461 (dal codice clesiano): - “l Palù presso Tavon eravi già allora una chiesa dedicata a san Pietro apostolo. Di fatto ai 2 luglio il vescovo di Trento Giorgio Hach, stando in Bolzano, investiva Antonio Valdecher da Tavon di tre casolari entro al Palù presso la chiesa di san Pietro”.

La famiglia Waldegger risiedette a Tavon fino alla fine del XV secolo e appare estinta  con Francesco, figlio di Antonio. Il notaio Antonio, del nobile fu Francesco Waldegger  nel 1493 cede i mulini del rio San Romedio ai suoi cugini Michele e Nicolao di Coredo. Nel459 "ser" Francesco Valdecher da Tavon, era capitano di Castel Bragher. Il figlio Antonio era giudice a Königsberg (Monreale) nel 1496 e nel 1498 Vicario per Erasmus Thun a Castelfondo. Suo figlio  Francesco, appunto, sembra essere stato l'ultimo Waldegger.

Nel 1339 viene ricordato un Johann, figlio di Boninsegna del castello Tavon, ma non è noto a quale famiglia appartenesse.

timbro TavonatiUna seconda importante famiglia notarile, detta “di Tavon”, nel 1344 riceve (da Ludwig di Brandeburgo) l’esenzione per nobiltà per Michael di Tavon: nel 1401 l’esenzione è estesa a tutta la famiglia (dal duca Leopoldo), e nel 1443 l’Imperatore Federico III rilascia ai “di Tavon” il documento di nobiltà. timbro Tavonati Alla fine del XV secolo, questa famiglia si divise in due ceppi che presero nomi e stemmi del tutto diversi. Il ramo principale era detto Tavonati da Tavon (Thavonati di Thavon), e mantenne lo stemma originale con il falco pronto a volare. Il secondo ramo è costituito dai discendenti di Riccardino di Tavon, si chiamano Riccardini o, Recordin,e prendono lo stemma dei Signori di Denno. Il notaio Riccardino dal 1498 al 1512 fu assessore della Val di Non e della Val di Sole, risiedeva a Denno; era figlio del notaio Leonardo da Tavon. Da una ricerca di Katia Lenzi sappiamo che al 20 settembre 1728 muore a 68 anni don Paolo Bartolomeo Tavonatti da Tavon, per ben 28 anni curato in patria. È sepolto davanti la porta della chiesa di s. Sisto di Tavon.

“da Tavon”è detta la famiglia Barbi di Coredo che nel 1.603 ebbe un arricchimento dello stemma e nel 1648 ottenne la nobiltà col predicato "di Castel Tavon”.



Dal Dizionario Coreografico del Trentino del 1854: Il paese di Tavon con i casali di Doss e Al Mas e il romitagio di San Romedio è un comune del Capitanato di Cles. Giace alto sul Rio San Romedio. La curazia dipendeva dalla chiesa parrocchiale di Sanzeno, decanato di Taio. Il paese è ricordato come “luogo è tetro e disastroso, staccato da ogni comunicazione, le case deformi e gli abitanti poveri, dacché i campi migliori appartengono ad agiate ma straniere famiglie. Il suolo scarseggia di prati ed a stento somministra il parco mantenimento agli abitanti”. Prima della secolarizzazione del principato vescovile, Tavon e l’eremo di San Romedio dipendevano dalla dinastia dei Thun di Castelfondo. Nelle vicinanze si sa che esisteva Castel Tavon.

In “Periodi istorici e Topografia delle valli di Non e Sole nel Tirolo meridionale”, di Jacobo Antonio Maffei, da wikisource, si legge: - Tavon è picciolo villaggio: poco distante si ritrova un colle detto Doss Tavon, ossia maso. Nel passato secolo uno scaltro contadino, Bartolommeo Stancher, per farsi credito, l’anno 1772 propalò d’aver ritrovato un ragguardevole tesoro in antiche monete d’oro, e di averlo consegnato al primissario di quel luogo Don Gasparo Ziller. Siccome veniva ad averne parte il regio fisco, si principiò uno strepitoso processo, ed il Sacerdote li 2 Gennajo 1773 fu condotto in arresto nel castello di Roveredo, si dibatté l’affare con grande impegno per tre anni, ed il processo arrivò a 700 fogli. L’ufficio ecclesiastico di Trento Sede vacante li sei Aprile 1776 diede un ragionato parere, e dimostrò l’impostura. Il supremo Tribunale di Giustizia li 20 Agosto 1777 dichiarò il sacerdote innocente, e fu posto in libertà; e siccome il contadino ritrovavasi in Vienna, fu arrestato, e spedito ad Innsbruck. Fu indi spedita un’aulica Commissione, il contadino posto alle strette confessò l’impostura, ed in pena fu rilegato. Il Sacerdote ottenne dall’augusta Maria Teresa un’annua pensione di fiorini 340 vitalizia, e morì in S. Zeno li 5 Gennajo 1797 nell’età d’anni 81.

TAVON e San. PIETRO da Pinamonti –Val di Non Il Pinamonti in “La Naunia descritta al viaggiatore” di inizio san Romedio‘800, così descrive il percorsa dall’eremo di San Romedio verso Coredo”. Il viaggiatore, fatta la sua devozione, e mangiate, se ne ha voglia, alcune piccole trote che qui pescansi di rara squisitezza, prenda in partendo la via verso mezzodì che volgesi al fianco di Doss Taon o Tavon, la cui parete risponde un eco chiarissimo. Doss Taon è un alto colle, o piuttosto monte isolato ed inaccessibile, fuorché da una parte, sul quale in tempi antichi era un castello. … Adesso il colle è di un conte Thun. Chi ama vedere ancora una volta parte della visitata Naunia, continui sulla via battuta dai carri, e vada alla villa di Tavon; chi è più amante di solitudini salga a sinistra al diroccato eremitaggio di San Pietro. Tanto da quella che da questa parte si deve far capo alla popolosa villa di Coredo che ha il suo parroco. Il Pinamonti nei suoi scritti riporta notizie prese dalla “Vita di San Remedio”, scritta da Bartolomeo da Trento (1140). Veniva riferito che San Romedio San Romedio abitasse o frequentasse il castello di Tavon. Si dice inoltre che il santo visse in Anaunia servendo il castello coi suoi amici e morì alle calende di ottobre presso il castello di Tavon.


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