Che la chiesa di Dardine fosse una gioiello di arte religiosa è risaputo da
tutti. L'avevo vista di sfuggita un paio di volte, anche fotografata all'esterno. Sorge
leggermente decentrata verso ovest rispetto al paese col suo sagrato ombroso, un
campanile snello e l'area cimiteriale un po' discosta, prima dell'aperta campagna. Per
la posizione ricorda le chiese dei paesi vicini: Torra, Tuenetto, Priò, direi anche
Mollaro, Vervò e Tres. Un giovedì di agosto, sapendo che la chiesa era aperta nel
pomeriggio, volli recarmi a Dardine per visitarla con curiosa attenzione. Era presente
anche un gentile signore di Tuenetto che offriva le informazioni principali sulle opere
e la struttura della chiesa. I miei appunti sono alcune foto scattate per l'occasione
che mi serviranno da guida.
Le notizie
maggiori le ho ricavate da Internet con documenti del museo diocesano e da altri siti
locali che trattano l'argomento.
L'origine della Chiesa di San Marcello a Dardine (frazione di Predaia) si può far
risalire al 1300, come suggerisce un frammento d'affresco piuttosto sbiadito
rappresentante la Vergine mentre allatta il Bambino, sulla parete meridionale esterna.
Nel millecinquecento subì degli ampliamenti e restauri per arrivare all'aspetto attuale.
Tutte le pareti interne sono ricoperte da preziosi affreschi: quelli nella crociera e
delle lunette del presbiterio, quelli degli apostoli sull'arco santo e quelli della
navata.
A detta degli esperti (io non lo sono) l'opera più preziosa presente nella
chiesetta è la pala dell'altare maggiore raffigurante la Vergine col Bambino tra S.
Vigilio e S. Marcello, opera di Girolamo da Bamberga firmato e datato 1492, tempera su
tavola - cm 151 x 120,5. Da "L'immagine di San Vigilio, tra storia e leggenda" di Leo
Andergassen ho appreso che sul retro della pala sta la scritta
1492: Hoc opus fecit fieri Jeronimus pictor bamberborgensis in Trident, e Hoc altare
fecit fieri Johannes Michael de Valentinis Venetus in Arden. (quest'ultima
riferita all'altare ligneo che conteneva la preziosa tavola). Nella pala si nota a
destra un san Vigilio giovanile "con lo zoccolo stretto tra il braccio e il pastorale,
quasi il pittore avesse trovato difficoltà nel posizionare l'attributo del santo"
(La tradizione narra che il santo sia stato ucciso da zoccolate in Val Rendena - Spiazzo
- dai valligiani per avere abbattuto una statua di Saturno e gettata nel fiume Sarca.).
La tavola era posta in origine nella parte interna del precedente altare a portelle.
L'altare maggiore è incorniciato nella lunetta di fondo dell'abside. L'ancona scolpita e indorata è opera attribuita al rinomato scultore camuno Giovanni Battista Rasmus realizzato verso il 1643/1644. In alto, sul timpano spezzato stanno due grandi angeli e nel centro un santo. Dietro, al culmine della lunetta, si scorge la scena affrescata della "Pietà", la deposizione di Gesù dalla croce. Ai lati delle colonne trovano due piccole nicchie con le figure lignee di San Pietro e san Paolo. Di notevole interesse è l'antipendio col paliotto in cuoio battuto che mostra san Marcello fra decorazioni floreali e due erme.
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S. Marcello, Madonna,
S. Vigilio |
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Paliotto in cuoio
battuto |
VISITA ALL'INTERNO DELLA CHIESA
Mi accoglie un bel portale d'entrata in marmo roseo protetto da un tettuccio aggettante. Nella lunetta semicircolare c'è l'affresco ben conservato della Madonna incoronata con il Bambino in braccio. Nella chiave dell' arco una croce e la mano benedicente di ... san Marcello papa, ritengo. Superata la soglia alzo lo sguardo alla volta della navata e mi soffermo ad osservare il padre eterno con i quattro evangelsti al fianco. Tutte le pareti sono affrescate.
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Madonna incoronata con Bambino |
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Padre eterno e i quattro
Evangelisti |
La superficie inferiore dell'arco santo mostra una serie di medaglioni con le immagini degli apostoli con i volti che dal centro guardano in direzione opposta.
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Medaglioni dell'arco santo |
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Particolare di tre apostoli |
Ora uno sguardo di meraviglia agli affreschi dell'abside suddivisi da costoloni finemente ornati. Essi ricordano la Passione di Cristo, la Resurrezione, vari Santi e il Giudizio Univrsale. Dietro l'altare ligneo si possono vedere Gesù in Croce e la Deposizione (la Pietà) nella parte più alta, poco visibili stando nella navata
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Gesù in croce con Maria e
Giovanni |
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La Deposizione dalla croce |
In alto, sul lato sinistro dell'altare è rappresentata la resurrezione di Gesù dal sepolcro. In alto, nel centro del presbiterio, il primo atto di redenzione dopo la sua morte: liberazione dei giusti dagli inferi.
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Resurrezione dal sepolcro |
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Liberazione delle anime dei
giusti |
Negli altri affreschi del presbiterio sono dipinti alcuni santi. Sulla parete di fondo, alla destra si vedono San Fabiano papa, san Sebastiano e san Rocco. Ai lati della finestra a sud le figure di san Bartolomeo, san Leonardo e sant'Antonio abate a sinistra e, a destra, sorpresa per me, san Martino che condivide il suo mantello col povero.
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San Fabiano, San Sebastiano, San
Rocco |
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S. Bartolomeo, S. Leonardo,
Sant'Antonio Abate e S. Martino |
Qui sotto si vede la figura di San Martino ingrandita e la parete Nord del presbterio occupata da un Giudizio Univerale che fu recuperato e restaurato negli anni 1997 - 1998.
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San Martino taglia il mantello |
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Il Giudizio Universale |
Tornando verso la navata, sul fondo, si contrappongono ai quattro
Evangelisti quattro profeti - Amos. Zaccaria, Isaia, Davide - e dei padri della chiesa
Ambrogio, Agostino, Girolamo, Gregorio Magno ben disposti sopra la porta d'entrata.
Ecco una veduta complessiva della volta della navata:
i quattro costoloni convergono al centro verso un brillante disco del sole.
Le due
cappelle ricavate nelle pareti laterali della navata, furono aggiunte all'inizio del
XVIII per accogliere nuovi altari. L'altare dedicato a Santa Lucia, nella parete sud, è
di pregevole fattura, opera dell'intagliatore di Cles Giacomo Strobel junior che aveva
lavorato all'antipendio della chiesa di San Martino di Vervò.
Di fronte sta la più semplice e decorosa cappella dedicata alla Madonna.
Per completare la visita alla chiesa mi sono soffermato ad osservare il grande
Crocifisso di legno intagliato al centro della parete nord, con ai lati i quadri delle
stazioni della Via Crucis; sulla parete sul la tela che mostra Santa Lucia e, infine, al
fondo della chiesa un bel battistero formato da una vasca di marmo rosato sul suo
piedistallo lavorato e da una elegante cupola in legno decorato con vari motivi ad
intaglio.
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Quadro di Santa Lucia |
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Crocifisso del 1700 | |
Il Battistero |
Altri affreschi sono presenti anche all'esterno. Il più antico, che si dice risalga alla metà del Trecento, è dipinto sopra il pilastro angolare. Sulla facciata sud, oltre la cappella di Santa Lucia, c'è un riquadro di San Marcello papa, appaiato, un affresco più ampio che lascia intravvedere la figura di San Cristoforo/p>
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Madonna e bambino | |
San Marcello e san Cristoforo |
QUALCHE ALTRA INFORMAZIONE
La chiesetta di San Marcello di Dardine è citata in molti siti della rete
come luogo che merita di essere visitato. In un commento leggo:
"È una delle più belle chiese della valle di Non, a pianta quadrata con tetto a
vista e la sua origine è trecentesca. È piccola ma veramente molto bella, per poterla
vedere bisogna andare a Dardine piccola frazione di Taio. La si trova in centro del
paesino, circondata dalle case, sembra quasi la proteggano perché è un piccolo gioiello
da vedere."
Giovanni Battista Rasmus è il capostipite di importante una famiglia di scultori originari della Valcamonica. Nacque il 4 febbraio 1612 a Mù, ora frazione del comune di Edolo. Interessato alla scultura in legno diventa apprendista nella fiorente bottega di intaglio e di scultura del legno ad Ossana in Val di Sole. A 17 anni sposa Barbara, probabilmente del luogo e dall'unione nascono cinque figli: Giovanni Simone, Carlo, Pietro, Giovanni Domenico e Gaspare, nato nel 1641 e morto da bambino. Una delle sue prime opere è l'altare della parrocchiale di Vermiglio, "grandiosa, d'impronta secentesca, magnifica nella sua linea architettonica" (Weber, 1933). Per la sua bravura riceve molte richieste di lavoro in val di Sole e altrove. È richiesto il suo intervento anche nella natia Valle Camonica e dopo un'attività artistica assidua muore a Cavareno in Val di Non il 20 novembre 1665. Negli anni 1643-44 è a Dardine per erigere l'altar maggiore policromo nel quale fu inserita la preziosa e antica tela su tavola della Madonna con Bambino del precedente altare.
Chiesa di San Marcello in Dardine, sec. XIV Storia La chiesa di San
Marcello di Dardine risale al XIV secolo, ma si crede che la sua origine sia più antica.
L'immagine accanto riproduce l'antico affresco esterno della Madonna che allatta il
Bambino databile al seconda metà del Trecento.
All'inizio doveva essere una semplice cappella coperta da una tettoia, senza soffitto a
volta. In quel tempo Dardine non aveva un sacerdote stabile e inoltre i suoi abitanti
dovevano recarsi alla chiesa di Sant'Eusebio per soddisfare i bisogni spirituali e per
ricevere tutti i sacramenti. Negli ultimi decenni del 1400 fu realizzata la volta
dell'abside e l'arco santo abbellita dai pregiati affreschi di un pittore del gruppo di
Leonardo di Bressanone (1482) presentati sopra. Pochi anni dopo, nel 1492, la chiesa si
dota della preziosa tela su tavola della Madonna con Bambino, San Marcello e San
Vigilio.
Per completare la nuova struttura nei primi anni del 1500 fu realizzata la volta della
navata. Nel 1527 questa fu abbellita con gli affreschi di un pittore di scuola
altoatesina nel 1527. Sempre alla prima metà del '500 risale il campanile affiancato
alla chiesa con singolari finestre a trifoglio sopra la cella campanaria. Attorno alla
chiesa era situato il cimitero. Nel 1534 "Grigolus" Fedrigotti" era il giurato della
fabbrica della chiesa di San Marcello: La chiesa fu quindi consacrata il 23 febbraio
1550 da Francesco De la Chiesa, vescovo suffraganeo del vescovo Udalrico Lichtenstein;
in quell'occasione l'altare maggiore venne dedicato a san Marcello.
Negli anni 1643-44 fu sostituito il vecchio altare con quello attuale, opera di valore
dell'intagliatore camuno Giacomo Rasmus, mantenendo però la precedente preziosa pala.
All'inizio del XVIII secolo vennero aggiunte all'edificio due cappelle laterali per
accogliere nuovi altari. La manutenzione e miglioramenti della chiesa e dei necessari
arredi era curata dalla comunità che eleggeva i suoi amministratori basando la gestione
sui terreni e lasciti precedenti e su entrate di frumento e segale da parte delle
famiglie del paese. Nel 1710 Dardine ottenne un sacerdote stabilmente residente nel 1710
come curato primissario assumendone il mantenimento. Nel 1753 il notaio Giovanni
Battista Bonaventura Gottardi da Vervò, quando era arciprete di Torra don Pietro Tomasi,
compilò l'urbario (inventario) di tutti i beni mobili e immobili e degli impegni della
chiesa. La comunità di Dardine era soggetta ecclesiasticamente alla pieve di
Sant'Eusebio di Torra in valle di Non, pieve piuttosto ampia che comprendeva anche i
paesi di Mollaro, Tuenetto, Priò, Vervò e Segno. I suoi amministratori, regolani e
giurati, curavano anche i rapporti gravosi con la pieve di Sant'Eusebio di Torra. Nel
1914 venne elaborato un progetto di ampliamento dell'edificio, ritenuto ormai
insufficiente a contenere tutti i fedeli, ma gli eventi bellici ne bloccarono la
realizzazione. Anche in seguito, nel 1926, si pensò di costruirne una nuova pur
conservando "la chiesa piccolina, ma bella e ricca di affreschi del XV secolo". Titolare
della chiesa di Dardine è san Marcello papa di cui si celebra la festa il 16 gennaio.
Alla fine del 1963 la curazia venne elevata in parrocchia dal 1 febbraio.
Nell'occasione della mia visita alla chiesa di dardine fotografai due belle meridiane, una sulla facciata delle chiesa e l'altra sulla parete sud di una casa privata.
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La meridiana della chiesa porta la scritta "TU NUMERAS HORAS, SED NEGAT HORA
MORAS - MDCXIV". La traduzione potrebbe essere "Tu conti le ore, ma l'ora rifiuta gli
indugi". Il motto induce a non sciupare il tempo che passa.
La seconda sulla casa privata mostra nella parte bassa il motto: "L'UOMO è NULLA SENZA
DIO, SENZA SOL SON NULLA ANCH'IO - 1889 - R 1984." Il quadrante separa con un
semicerchio la zona delle ombre corte invernali e quelle lunghe estive.
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Castel Thun visto dalla periferia di Dardine | |
Croce a ricordo dei reduci dalla guerra 1914 - 1918 |
All'uscita del paese a est si gode lo spettacolo del castel Thun sul colle contro le montagne boscose. Lungo la strada che porta a Mollaro, ad un bivio, si erge la croce con questa scritta:"RICORDO DEI REDUCI DALLA GUERRA 1914 - 1918" e sotto il riquadro con i venticinque nomi dei reduci.