Considerazioni agro dolci Democrazia o Medioevo?

Vervò, 10 aprile 2012
Comai Piergiorgio

Mi pare di vivere in una società democratica incompiuta, in un mondo alla rovescia. Quando succedono i vari furti nelle abitazioni che sono in aumento anche a causa dei tempi grami per una parte considerevole della società, senti i commenti che si indignano e vanno a individuare il gruppo responsabile dagli zingari, agli extra comunitari, a giovinastri protestatori. Cosa, direi, comprensibile e scontata anche se superficiale. Poi vieni a sapere che gente bene intimorisce un cittadino perché racconta pubblicamente i fatti che succedono con sufficiente obbiettività intimandogli di pagare grosse cifre di denaro e di smettere, possibilmente, di parlare di loro, Per la maggioranza (spero di no) questo fatto è accettabile, anzi più che giusto giacché considerano che si tratti di iniziative che portano vantaggi economici alla comunità (veri o presunti). Il racconto della verità diventa un intralcio alle iniziative benefiche che mirano all’aspetto economico ed hanno importanti risvolti educativi e morali, dicono! Cosa ci sia di educativo e morale nel passare sopra le leggi per raggiungere il proprio scopo personale e con l’intimorire le persone, non riesco a capirlo, né mi pare opportuno che le autorità preposte lascino fare.
Ho accennato a un caso singolo, che si può estendere a tanti altri comportamenti simili (non tutti per fortuna, né la maggior parte – c’è del buono e solidale attorno a noi-): la società moderna presenta una realtà complessa e non è giusto generalizzare. Tuttavia è sufficiente che uno consideri alcuni fatti di questi tempi nella politica dei comuni, delle provincie, dello stato, delle nazioni e, frequentemente, risalta netta l’inconciliabilità fra i proclami, le dichiarazioni di principio e la pratica di tutti i giorni.


Da vent’anni e più vado dicendo che stiamo tornando indietro in pieno Medioevo. La differenza più grossa è che allora il popolo era suddito o addirittura schiavo delle autorità civili e religiose, ora noi teoricamente siamo una cittadinanza libera e democratica. Succede che troppo spesso, volontariamente ci inchiniamo ai potentati politici o economici sperando “giustizia” e benessere dall’alto per tutti. Si ha l’impressione che lo stato di diritto sia riservato ai più forti (“tutti innocenti fino a condanna definitiva e … decadenza dei termini” se lo possono permettere una percentuale minima della nostra società). Il culto del capo fa breccia nelle persone e quando questo “capo” fallisce, i “tifosi” cercano le colpe in altri comprimari a lui vicini invece di cercarlo nel nostro singolo senso di responsabilità e impegno a cui abbiamo abdicato. In una sana democrazia (penso ai comuni rustici medioevali) la rotazione delle cariche è una regola a cui non è bene derogare. La persona illuminata può essere seme fecondo della società anche senza essere “il capo” ed esempi a riguardo ce ne sono. Su la testa, cittadini.

Gherardo Colombo         Stefano Rodotà

p_comai@alice.it

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